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Aspettando Balestrate

Chi ha votato Rizzo, e probabilmente anche molti di coloro che non l’hanno votato, sta aspettando. Attende quotidianamente che quelle prospettive di sviluppo sostenibile di cui Siamo Balestrate, o quel che ne resta oggi, si era fatta portavoce, trovino applicazione. Che quei principi di equità e bene comune, di trasparenza, che erano stati prospettati, diventino concreti.
Prima ancora dei programmi e di quanto era contenuto, ci si aspetta che questa amministrazione dopo due anni tenti – almeno ci provi – a dare un segnale in termini di principi, di valori.

Il grande timore è che questa attesa possa essere tradita dalla rassegnazione e dall’appiattimento politico. Il Comune pare diventato all’improvviso il ministero dei Lavori pubblici. Chi ha un briciolo di conoscenza e sensibilità politica, oltre che onestà intellettuale, non può guardare ai lavori nelle scuole come al risultato politico che mette al riparo l’amministrazione da altre valutazioni critiche. Sia perché queste iniziative quasi sempre affondano le radici negli anni passati e in altre amministrazioni, sia perché rientrano in settori e in politiche di respiro nazionale che coinvolgono migliaia di altri Comuni in tutta Italia.

La ristrutturazione di una scuola rientra nella programmazione nazionale, regionale, che l’amministrazione deve cogliere, va bene, ma a livello locale il compito è diverso e forse è pure più difficile. Da chi guida un paesino che si trova a 20 km dall’aeroporto, uno scalo col record di arrivi, che si trova in pieno Golfo e in pieno boom turistico, perdonatemi, ci si aspetta ben altro.
Se davvero vogliamo guardare ai giovani, dobbiamo fare ben altro in prospettiva. Altrimenti rischiamo di trovarci tra dieci anni con belle scuole e carenza di alunni, con una bella strada per il porto e un porto chiuso. Non so se il ragionamento è chiaro. Migliaia di Comuni stanno facendo lavori nelle scuole in Italia, pochi stanno riuscendo invece a emergere come paesi turistici dove il lavoro non manca e la gente investe.

C’è un filo comune che lega la gestione di beni pubblici a Balestrate, che lega gli eventi organizzati, i soldi spesi, la promozione del paese. Ed è un l’incapacità, ancora una volta, di riuscire a superare le dimensione localistica, l’incapacità di portare Balestrate su un piano diverso, più elevato, di guardare alla possibilità di uno sviluppo strutturale, vero, di attuare scelte politiche di prospettiva per alzare l’asticella della qualità a Balestrate. L’incapacità di ripensare spazi e attività.

Questo è un paese che ritiene ancora la recita un elemento da inserire nei programmi turistici, è un paese che ha ancora paura dell’isola pedonale, che vede come fantasia la possibilità di usare il trenino per collegare il mare al paese, soprattutto la sera quando i parcheggi a mare risolverebbero tanti problemi di viabilità. Balestrate continua a non riuscire a caratterizzarsi per nulla, a non valorizzare le proprie risorse. La spiaggetta dei pescatori grida vendetta, ancora con quel maledetto cemento vicino alla riva, con la scalinata sporca e abbandonata e le telecamere che non funzionano dopo essere state annunciate in pompa magna. Non si destagionalizza.

La possibilità di un’arena, la necessità di interventi per favorire il turismo su scala imprenditoriale, l’organizzazione di eventi vestendoli di originalità e collegandoli al mondo produttivo, il rispetto delle regole. Ripeto, l’incapacità di valorizzare e ripensare gli spazi che è fondamentale per dare nuove prospettive. Eppure doveva essere questo l’elemento qualificante di Siamo Balestrate.

Manca soprattutto il metodo, un metodo chiaro con il quale stabilire un principio sacrosanto, che di fronte a ogni azione, intervento, programma, i cittadini sono tutti uguali e meritano tutti di beneficiare dei riflessi positivi delle cose che si fanno, delle opportunità che si creano. Si chiama equità, significa dare una possibilità a tutti di lavorare e stare bene a prescindere dal loro cognome e dal loro status sociale. Stiamo aspettando, aspettiamo ogni giorno che tutto questo possa arrivare.

Categories: Primo pianoRiflessioni
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