La vera storia di Balestrate e del distretto turistico

Il triste siparietto che ha fatto da cornice all’incontro sul distretto turistico ha evidenziato quanto drammatica sia la situazione sociale e culturale di Balestrate. Ma nessuno si senta escluso.

C’era una volta un paesello chiamato Balestrate, dove la partecipazione alla vita politica era praticamente nulla e in Consiglio andava pochissima gente. Un bel giorno viene bocciata una delibera. Pochi ne avrebbero saputo qualcosa. Il destino vuole che quel giorno in provincia di Palermo non succeda nulla di eclatante. Per cui l’unica notizia degna di una minima nota è proprio quella delibera bocciata. Il Giornale di Sicilia punta su quel fatto, pubblica un grosso articolo e lo richiama in prima pagina. Grazie al giornale la notizia diviene dipubblico dominio. La delibera in questione è quella sull’adesione di Balestrate al distretto turistico e prevede l’ingresso del sindaco nel consiglio d’amministrazione.

L’indomani la comunità balestratese è scioccata. “Il distretto? E nuatri un ci semu? Vuoi vedere che è una cosa importante? Non sia mai! Balestrate ciava essiri!”. Fino a quel momento il distretto era praticamente cosa sconosciuta. Eppure era da un paio di anni che si lavorava per la nascita del distretto. Niente. Con chi parli parli si scopre che gli imprenditori balestratesi che sono dentro al distretto si contano sulle dita di una mano. Nessuno ne aveva compreso le potenzialità e forse neanche ora tutti hanno le idee chiare. Quasi nessuno ha acquistato ancher una sola quota di 500 euro per diventare socio. Ma scoppia il putiferio. Si innesca un meccanismo sociale per cui tutti, nei bar, per strada, discutono di questo distretto. Diventa l’argomento del momento.

La questione è chiaramente politica, non ci vuole un genio a capirlo. L’opposizione non vuole Tonino Palazzolo nel consiglio d’amministrazione del distretto, dove siedono altro sindaci e imprenditori, in tutto una decina. C’è poco da fare. Quando sono nati gli Ato, nessuno ha mai parlato di rischio di carrozzoni. Ora invece questo rischio di sperperare denaro diventa il motivo per cui i consiglieri non votano la delibera. Dall’altra parte il primo cittadino non fa un passo indietro. È lui che deve entrare nel distretto, da grande esperto di infrastrutture e turismo. Siccome anche gli altri sindaci sono dentro, deve entrare lui, punto e basta. Anche perché con la sciarria tra sindaci e privati hanno ottenuto più poltrone nel cda.

Il movimento spazio comune allora decide di spiegare le ragioni del sì e del no. E lo fa nel migliore dei modi: riproponendo le due parti davanti ai balestratesi. Questo momento di democrazia esalta i balestratesi. “C’è ancora tempo per entrare nel distretto?”. “Perché non avete votato la delibera?”. Le domande, tra sdegno e indignazione sono incalzanti. “Dovete lavorare per il bene del paese!” dicono in una sala gremita.

Insomma, ognuno ha la sua idea e il dibattito serve a ben poco. Serve forse a far dimenticare alla gente che quei politici che si sono confrontanti a suon di accuse, provocazioni, grida, erano stati eletti proprio da loro. E puntualmente saranno rieletti. Tutti i cittadini indignati, comunque, alla fine lo hanno ribadito: “Ciama essiri na lu distretto!”.

Però nessuno ha chiarito cosa cambierà se non ci saremo. O meglio, il dott. Giannettino, tra quelli che hanno lavorato al distretto sin dalla prima ora, lo ha detto chiaramente: “Signori, che Balestrate sia dentro o meno, non cambia nulla. Mica vi tagliamo dalla cartina geografica”. E come dargli torto: c’è un piano di sviluppo, c’è un consorzio con dei progetti e c’è un cda che altro non è che l’organo decisionale del consorzio. Dunque lavora a nome di tutto il consorzio, a prescindere da chi ci sarà dentro. Che siano sindaci di Partinico, Alcamo o Trappeto, lavoreranno per conto di tutti. Ma la gente ormai è divisa in fazioni e la più grossa ha le idee chiare: “Dentro al distretto ciama essiri”.

Anche perché qualcuno lo ha capito, la presenza di un rappresentante di Balestrate consentirebbe di tirare dalla nostra parte qualche iniziativa. Ma se questo dovesse accadere, potremmo dire solo egoisticamente che sarà una cosa positiva. Perchè vorrà dire che il distretto sarà uno strumento clientelare e non funzionerà a dovere. Vorrà dire che le cose si faranno per interesse di uno o altro politico, non per portare avanti il progetto. La stessa cosa potrebbero farla i sindaci più influenti di noi e allora noi avremmo le briciole.

Ma poco importa. “Nuatri ciama essiri na lu distretto!”. Perché essere nel cda è importante. Il cda ovvero il consiglio d’amministrazione, è l’organo decisionale del distretto, come già abbiamo detto, ed è formato da rappresentanti dei comuni e da imprenditori. All’improvviso si scopre giustamente che essere nel distretto è importante. Ma scusate, qui c’è qualcosa che non va. Ma quanti imprenditori, commercianti, negozianti hanno aderito acquistando anche una singola quota di 500 euro? Si scopre che all’inizio erano una cinquina sui circa 90 totali. Poi qualcuno ha rinunciato. Quindi o non erano stati informati a dovere sull’importanza del distretto, oppure il dire “ciama essiri” è solo tifo da stadio. Altrimenti, se gli imprenditori ritengono importante il distretto, dovrebbero acquistare delle quote per essere dentro anche loro.

Ma lo sapete cosa è successo nel frattempo? È successo che altri imprenditori di Palermo, legati a Confindustria, molto più furbi di noi e dentro il “sistema”, hanno acquistato qualche quota in più, del livello di 3-4 mila euro, forse meno, e si sono legittimati la possibilità di entrare nel cda. Nello stesso cda dove i balestratesi ieri si sono strappati i capelli perché dobbiamo esserci a tutti costi, potevano esserci loro stessi, i balestratesi!

Perché nessuno li ha informati e coinvolti? Perchè nessuno ha convinto i promotori turistici di Balestrate a entrare nel distretto? Se davvero oggi l’amministrazione ritiene il distretto importante, deve chiarire se ha fatto tutto il possibile per convincere gli imprenditori. Se ha fatto tutto il possibile, allora la colpa ricade sui cittadini, è ovvio, che non ci hanno creduto ma ora reclamano un posto nel cda per il Comune.

Ma il fatto che gli imprenditori di Balestrate non sono nel distretto mentre quelli degli altri Comuni ci sono, non interessa a nessuno. Forse perché metterebbe in luce un errore fatto non solo dalla politica ma da ogni cittadino, essendo stato ovviamente mal consigliato? Metterebbe in luce soprattutto il disinteresse della politica per il paese e invece un forte attaccamento alla poltrona.

Cosa ci insegna questa storia? Intanto, che ci dice che essere dentro o meno al distretto non stravolgerà la nostra vita. Il distretto, se funzionerà a dovere, garantirà lo sviluppo di tutto il golfo, Balestrate compresa, con o senza rappresentanti nostri. E ci insegna anche che se il sindaco dovesse entrare nel distretto, mica potrà fare miracoli! Non sarebbe nelle condizioni di stravolgere l’economia balestratese. Questo potrà accadere se il distretto funzionerà bene.

Ma se proprio vogliamo all’improvviso svegliarci e avere uno scatto d’orgoglio, che sia votata questa benedetta delibera. C’è tempo fino al 25 gennaio. Che il sindaco faccia il suo ingresso nel distretto. Tanto la struttura esisterà lo stesso e al massimo il Comune ci rimetterà qualche 20, 30 mila euro. Sai quanti altri soldi vengono spesi ad muzzum? Se i cittadini sapessero come vengono spesi i loro soldi, giorno per giorno, sai che rivoluzione? Altro che i nervi tesi dell’altra sera. E poi mica il sindaco sarebbe il primo rappresentante politico in un consorzio. Sapete quanto politici locali sono stati nominati senza avere competenze dentro a consorzi nei quali hanno preso i loro stipendi mensili, per poi andarsene e lasciare debiti per centinaia di migliaia di euro? Votiamola quella benedetta delibera, ma poi guai a chi si volterà dall’altra parte. Ogni mese dovremo pretendere di essere informati su cosa diavolo fa quel consorzio per il territorio e su come spende i soldi. I nostri soldi.

Questa storia, infine, suggerisce a tutti un’altra cosa: tenetevi informatevi. Partecipate alla vita pubblica, parlate con i vostri politici, confrontarvi, tallonateli, tartassateli, non siate mai sazi, perché la differenza tra sapere del distretto e della sua importanza e il non saperlo, è la differenza tra essere dentro e il non esserci. Finiamola con la storiella che il pubblico deve trainare l’economia, dovevano essere soprattutto i privati a unirsi e lottare per un posto nel cda tra i posti messi a disposizione dai privati. Perché guardate che gli imprenditori che sono nel cda sono tutti grandi volponi che ci hanno purgato ancora. E a noi non resterà altro che un alto momento di democrazia partecipata, organizzato dal movimento spazio comune, che ha messo in scena quanto Balestrate sia davvero tutta da ricostruire.