Un fucile nella Minicar per convincere le vittime a pagare il pizzo, ma ha vinto il coraggio degli imprenditori: così Diego Rugeri e i boss sono finiti in manette

Andava in giro con un fucile a canne mozze, dicono gli investigatori, nascosto nella sua Minicar ma sempre pronto a mostrarlo a ristoratori e commercianti per convincerli a pagare il pizzo. Diego Rugeri, però, non aveva fatto i conti con il coraggio degli imprenditori. Diego “‘u nicu”, volto noto a Balestrate dove a lungo ha soggiornato tra ossequi e riverenze, è finito nuovamente in manette. Proviamo a ricostruire la vicenda attraverso gli articoli pubblicati in questi giorni sui giornali.

Lui, Rugeri, che è poco più che trentenne, è ritenuto dagli investigatori il rampollo di una famiglia di mafiosa, capace di imporre il pizzo senza chiedere il permesso a Michele Sottile, uomo d’onore di Castellammare che, per ”anzianità” anagrafica, avrebbe ritenuto di dover capeggiare la cosca locale. Rugeri ha un lungo curriculum criminale: è stato coinvolto negli arresti che hano portato allo scioglimento del Consiglio comunale di Castellammare del Golfo, è stato condannato col rito abbreviato a 18 anni. Ha avuto un’altra condanna con l’accusa di essere tra i componenti di un gruppo che nel 1997 avrebbe preso il controllo del territorio di Castellammare del Golfo. Dovrà pure risarcire i danni alle parti civili costituite, ovvero il Comune di Castellammare del Golfo, l’Associazione antiracket e antiusura alcamese, la Termoplast s.r.l., la New Eurofish s.r.l. e la Ittica del Golfo (aziende con sede legale a Castellammare).

Secondo gli investigatori, la scalata che Rugeri ha tentato a Castellammare è stata avallata da Antonino Bonura, ritenuto reggente della cosca mafiosa di Alcamo. Considerato lo “sgarro” a Michele Sottile, gli inquirenti hanno ipotizzato la possibilità di una nuova faida.

Ma la mafia sa come fare affari e diventare più potente. E così, nel corso di una riunione, i due gruppi di sono compattati per fronteggiare l’avanzata di un’altra fazione, quella di Bussa e dei Bosco.

Il piano diabolico dei mafiosetti è però terminato grazie all’intervento delle forze dell’ordine, che hanno così permesso al lungo elenco di vittime del racket di sfuggire alle pressioni dei boss. Erano in tanti ad aver ricevuto la visita degli estortori: i titolari del ristorante Egesta Mare di Castellammare del Golfo, l’imprenditore Salvatore Buscemi, i proprietari del bar Vogue, il dentista Salvatore Magaddino, sempre di Castellammare del Golfo, gli imprenditori della Prom.Edil, i Fratelli Tamburello di Partanna, il titolare del bar La sorgente di Castellammare del Golfo.

Peccato però che la gente abbia iniziato a prendere coscienza di quanto fragile sia il sistema mafioso e di come sia semplice opporsi. Le indagini hanno svelato le visite fatte da Rugeri al locale Vogue. “A Castellammare comando io” diceva Diego “’u nicu” nel 2010 al titolare Gaspare D’Angelo. Che però, lupara o non lupara, ha risposto deciso: “Io il pizzo non l’ho mai pagato e non intendo farlo”. Allora Rugeri avrebbe mandato nel locale un amico, che avrebbe improvvisato una “commedia”: “Guardi che è meglio che paghi a noi – ha detto – Diego ti ha protetto da altre persone che volevano chiederti il pizzo”. Ma il titolare del bar ha denunciato tutto. E non è stato l’unico.

Dalle indagini è emerso che un ristoratore, determinato a mandare in galera di schifiati dei mafiosi, si era munito di registratore cercando di raccogliere prove e testimonianze di altre vittime del pizzo. Pure l’Egesta, noto ristorante di Castellammare, ha denunciato tutto. Nell’aprile del 2010 uno dei titolari avrebbe ricevuto un sms: “Mettiti la pratica apposto altrimenti ti diamo fuoco”. Episodio denunciato ai carabinieri.  La rivolta della società civile ormai è un fenomeno inarrestabile.

A Balestrate o ovunque vi troviate voi che state leggendo questo articolo, non dovete avere paura: denunciate, tranquilli, non siete soli. Contattateci se avete dubbi, tutto nel massimo anonimato: 3331552350. Oppure scrivete sul sito. Siamo pronti a mettervi in contatto con le associazioni antiracket che hanno salvato tantissime aziende, con i loro avvocati. Ma lo sapete che a Palermo la mafia ha ormai capito che non deve andare nei locali di chi aderisce ad Addiopizzo, perché è rischioso? Fidatevi, state tranquilli, non pagate il pizzo e denunciate tutto, ormai i tempi sono cambiati.