Con l’ultima pittata di bianco il Comune aveva restituito a Balestrate una finestra sul mare immacolata, pulita, candida. E aveva messo fine al dibattito tra psicologi, forze armate, esperti in sociologia, pronti a dare il proprio contributo contro l’allarme vandalismo che ormai da qualche anno tormenta il paese. C’è il partito del “facciamo multe, puniamo i colpevoli”, che però non fa i conti sul come: che fa, metti due vigili fissi al belvedere 24 ore su 24? Ovvio che nessuno, nelle ore di sorveglianza, danneggerà la cornice con vista sul mare. E quando andranno via? Altrimenti puoi mettere i vigili nascosti, così oplaà! Ti ho beccato, ora paga! E la notte? E negli altri punti del paese dove la mano dei vandali continua a colpire periodicamente?
C’è poi il partito delle telecamere: ci vogliono telecamere ovunque! Sorvegliamo la Croce! E si, ma allora devi sorvegliare pure la piazza, e magari pure le strade visto che i cestini dell’immondizia, le panchine, le strade, subiscono puntualmente danni.
Se volete sapere cosa penso, il problema del vandalismo c’è sempre stato soprattutto nelle grandi città, dove è concentrato nelle periferie, nei luoghi abbandonati. Il fatto che il belvedere sia preso di mira da graffitari improvvisati, dovrebbe farci riflettere. Personalmente credo che i vigili debbano occuparsi di altre emergenze, dal traffico in estate alla sorveglianza del territorio soprattutto contro l’abusivismo. E le telecamere, a meno che non vogliate trasformare il paese nel set del Grande Fratello, lasceranno sempre la possibilità a chiunque di sfogarsi contro il bene pubblico, ci sarà sempre una parte non sorvegliata.
Ma vogliamo ragionare invece sul perché c’è qualche ragazzotto che si ferma col pennarello a insultare i vigili e il Comune in quella che è ormai chiaramente una sfida?
Credete che pretendere una punizione esemplare per un ragazzo che ha sporcato sia segno di maturità, superiorità, senso di civiltà? Per punirlo dovete prima beccarlo, ma soprattutto per fargli capire che “non si fa”, dovete capirlo.
Vogliamo chiederci perché lo ha fatto? Viviamo in un paese dove se spunta una scritta in una cornice, tutti si indignano. Se viene arrestato un mafioso, se in un parco giochi si fanno posteggiare le auto, se il porto è ancora chiuso, se aumentano i giovani costretti a partire, se le attività che chiudono ormai sono all’ordine del giorno, per tutto questo c’è silenzio, paura e rassegnazione.
Questo paese, diciamoci la verità, non è più a misura di cittadino. È stato espropriato, ripudia i giovani, ripudia il merito. È il simbolo di una Sicilia dove le piccole e grandi illegalità possono essere perpetrate se gli amici chiudono un occhio, dove se chiedi al politi cotto di turno puoi avere un favore e fregare gli altri. Ma se se fuori da questo giro, se non vivi dentro le “nuove” regole di questa società, sei un nemico. Se non vesti come gli altri, se non conosci nessuno, se non sei figlio di, se non frequenti gli stessi posti, sei fuori.
C’è un’ampia platea di balestratesi ai quali il paese non appartiene. Loro sono ormai i nemici di un sistema che li cerca ogni 4 anni per il voto, che li sfrutta per un lavoro in nero, che trasforma il diritto in favore politico. E loro, di tutta risposta, odiano il paese.
E allora che facciamo, ci arrendiamo? Lasciamo il paese in mano ai “vandali”? Intanto ricordiamoci che i vandali contro cui puntiamo il dito, possono essere il nostro nipote, amico, vicino di casa, figlio. Gente, molto probabilmente giovanissimi, che vivono in mezzo a noi, magari apparentemente educati, di sicuro non coscienti del fatto, come recitava un cartello anni fa, “che il paese è vostro” e va mantenuto pulito.
Quindi partiamo dal principio che i vandali a Balestrate non sono nemici, sono cittadini disagiati. Ma ragioniamoci: questi prendono di mira un posto “abbandonato”, non è di nessuno, non è valorizzato. Anni fa all’univesità di Palermo sapete come hanno risolto il problema del vandalismo nei corridoi di un dipartimento? Rimodellando i locali, gli spazi, ridipingendo le pareti, facendo in modo, insomma, che quei locali fossero a misura di studente. Fecero uno studio, proprio così, e senza multe, senza chiasso, hanno restituito i locali agli studenti e di scritte sulle pareti non ce ne furono più.
E allora rendiamo i giovani protagonisti di questo posto. Diamo la possibilità di esprimersi, scrivere, colorare a loro piacere la cornice. Mettiamo a disposizione colori, pennelli, tutto il materiale che serve. Diamo un senso a quella cornice, promuoviamola, intitoliamola la porta dei sogni, vendiamola come il posto dove i sogni scritti si realizzano. Promuoviamola con musicisti di strada che nel week end, in primavera e estate, si esibiscono in quella piazzuola. Facciamo adottare la finestra sul mare ai giovani responsabilizzandoli, dicendo loro: eccola, è vostra, fatene quello che volete. Ma avete mai visto il più terribile dei ragazzi distruggere un suo oggetto? Direte voi: ma per rendere vivo il belvedere, ci vogliono sempre delle risorse. Primo, ci sarebbe un ritorno in termini di immagine e si valorizzerebbe un luogo. Secondo: ma perché, telecamere e vigili sono a gratis? Altrimenti c’è sempre la soluzione più semplice: lasciamo tutto come è oggi e periodicamente daremo lavoro agli imbianchini. E’ pur sempre un’opportunità.