La crisi dell’acqua: ecco gli errori dell’Amap e come fare ricorso

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In questo post proviamo a ragionare sulla crisi idrica a Balestrate, sui danni che i balestratesi hanno subito e su come avere un rimborso. Perchè quando l’acqua arriverà, il rischio sarà che tutto venga dimenticato. Invece è dovere dei balestratesi non mollare e ottenere quanto spetta a loro. Appena questa crisi sarà finita, bisognerà prendere un avvocato e agire o tramite organismi conciliatori, in cui bonariamente si prova a trovare un accordo con l’azienda, o tramite tribunale. Per conciliare ci si può rivolgersi a un’associazione di consumatori riconosciuta dall’azienda. Oppure è possibile rivolgersi al Giudice di Pace. I consumatori infatti hanno molte leggi dalla loro parte ma spesso non le rivendicano. L’idea è quella di unire i casi di tutti i balestratesi in un unico ricorso. Ma prima bisogna parlare con un legale, studiare il caso. Ci stiamo lavorando, vi faremo sapere presto. A Messina per la crisi idrica il tentativo di conciliazione fallì e allora partirono i ricorsi.

Ogni azienda che fornisce un servizio, garantisce ai clienti degli impegni e dei tempi di intervento in caso di guasto. Questi impegni sono contenuti in quella che si chiama carta dei servizi. Succede coi telefoni, con la tv satellitare, con l’energia elettrica, col gas. Succede anche con l’acqua. In questa carta dei servizi sono indicati pure gli eventuali rimborsi in caso di ritardo.

Il servizio idrico a Balestrate è gestito dall’Amap. Nella carta dei servizi, l’Amap si impegna a garantire la “Continuità”. E spiega: “Costituisce impegno prioritario dell’AMAP S.p.A. garantire un servizio continuo e regolare ed evitare eventuali disservizi o ridurne la durata. Qualora questi si dovessero verificare per guasti o manutenzioni necessarie al corretto funzionamento degli impianti utilizzati, l’AMAP S.p.A. si impegna ad attivare servizi sostitutivi di emergenza”.
Nulla di tutto questo è stato fatto. Anche perchè, spiega sempre l’Amap in un apposito punto: “modalità di informazione alla cittadinanza = comunicato stampa”. Insomma, l’Amap comunica con la cittadinanza tramite i giornali.
Ma se andiamo sul sito dell’Amap, non c’è neanche un comunicato stampa su Balestrate. E anche sui giornali, a distanza di giorni, non ci sono dichiarazioni dove un dirigente spieghi cosa è successo a Balestrate, quale sarebbe il problema.
Ma andiamo avanti. L’Amap chiarisce cosa si impegna a fare in caso di “crisi idrica da scarsità”. “In caso di scarsità dovuta a fenomeni naturali o a fattori ambientali non dipendenti dall’attività aziendale, l’AMAP S.p.A., con adeguato preavviso, informa la popolazione proponendo le misure da adottare per superare il periodo di crisi (risparmio idrico, riduzione della pressione in rete, sospensione programmata dell’erogazione ecc.)”. Qualcuno di voi ha visto nulla? Vi hanno proposto qualcosa?
Nella carta l’Amap spiega che per la “Attivazione o riattivazione della fornitura, dalla cessazione della fornitura passano massimo 10 giorni per l’esecuzione lavori”. E quantifica il rimborso in caso di ritardi in 26 euro, che non si capisce se è per ogni giorno di ritardo o forfettario.

Poi l’Amap prova a mettersi al sicuro e scrive che le penali non si applicano in casi particolari: “In caso di catastrofi naturali, eventi franosi e climatici, interruzioni dell’alimentazione di energia elettrica, ritardi nel rilascio da parte di terzi di autorizzazioni e permessi per la predisposizione di opere edili dell’Utente, scioperi”. Il problema di Balestrate rientra tra questi casi? Nessuno lo ha spiegato, non ci risulta. Di certo, l’Amap non ha rispettato gli impegni assunti nella carta dei servizi. È per questo che a nostro avviso bisogna chiedere un risarcimento, anche forfettario, in bolletta.
Una sentenza del Giudice di pace di Nocera Inferiore in tema di risarcimento danni per interruzione di fornitura del servizio idrico, ha visto la società che gestiva il servizio idrico perdere la causa. Il giudice ha preso atto dei notevoli disagi dei cittadini come “la difficoltà ad attendere all’igiene personale e della casa, all’impossibilità di usare acqua calda, elettrodomestici, alla necessità  di attingere acqua  presso altri Comuni limitrofi al fine di  soddisfare le esigenze di vita primarie e  basilari,  disagi che, ripercuotendosi  sul  diritto alla qualità della vita ed alla libera estrinsecazione della personalità , costituzionalmente garantito dall’art. 2 Cost (  sulla definizione del danno esistenziale cfr. Cass. 04.10.05 n. 19354)  fanno riconoscere  il risarcimento del danno  esistenziale  il quale può essere provato anche con presunzioni o attraverso  il ricorso a fatti notori. ( Cass. 12.06.06  n. 13546). In considerazione che l’interruzione della fornitura di acqua  si è protratta per  otto giorni   ha equitativamente – ex art. 1226 c.c.  quantificato il risarcimento del danno esistenziale  nella misura di   € 300 ,00 oltre alle spese del giudizio”. Trecento euro per otto giorni di ritardo.

Ma vi dirò di più: la Cassazione ha di recente condannato il gestore di Gela perchè l’acqua non era potabile. Il gestore secondo la Suprema Corte, aveva un contratto col Comune (come nel caso di Balestrate), e in quel contatto si obbliga alla somministrazione del servizio con il conseguente onere «a ricorrere a fonti di approvvigionamento alternative rispetto a quelle usuali, dichiarate fuori legge, senza aspettare che chi ha inquinato appronti misure per affrontare l’emergenza». Insomma, se c’è un problema, il gestore dovrebbe risolverlo. Cosa dice il contratto che Balestrate ha stipulato con Amap? Pare scontato dica la stessa cosa.
Tra l’altro i giudici spiegano in questa sentenza che il gestore “non può limitarsi a eccepire la semplice difficoltà della prestazione dovuta o il fatto ostativo del terzo, ma deve provare di aver impiegato la necessaria diligenza per rimuovere gli ostacoli frapposti all’esatto adempimento”. Cioè l’Amap non potrebbe dire “ho avuto problemi, mi dispiace, ma deve trovare una soluzione”. A Balestrate secondo voi la soluzione è stata trovata? Ci hanno provato?