A Balestrate ci sono beni confiscati alla mafia che dopo nove anni non sono stati ancora assegnati perché non ci sono soldi, dicono, oppure perché nessuno li vuole. Questa è la storia di due beni confiscati, uno consegnato nel 2009 e l’altro nel 2015, che però nessuno riesce a restituire alla collettività.
Ne parliamo oggi perchè a Balestrate sono arrivate istituzioni di ogni grado per l’intitolazione del centro di aggregazione giovanile al nostro concittadino Giuseppe Bommarito ucciso dalla mafia 35 anni fa. Una cerimonia importante, la seconda dopo l’inaugurazione del bene avvenuta tre anni fa. Ed è nel segno della memoria e del sacrificio di questo concittadino che speriamo di smuovere la coscienza di chi ha a cuore questa vicenda.
Ci sono infatti beni confiscati alla mafia che a Balestrate sono caduti nel dimenticatoio. Prendiamo il locale di via Volta appartenuto al boss mafioso Vito Coraci. Il box è stato consegnato al Comune il 21 giugno 2009, ben nove anni fa. La destinazione decisa è quella di museo etnoantropologico e sportello turistico. Al momento ci sono dentro i beni necessari per l’allestimento del museo ma il bene, spiega il Comune sul proprio sito, “non è aperto in quanto necessita di lavori di ristrutturazione”. Insomma, specifica l’amministrazione, c’è un problema di “mancanza di fondi”. Dopo nove anni, tre diverse amministrazioni comunali che si sono succedute, questa struttura è ancora off limits.
C’è anche un altro bene colpito dalla maledizione. È uno dei tre terreni in contrada Tavolata tolti a Matteo Giovanni Bologna e assegnati al Comune nel novembre del 2015. Il Comune ci ha provato a fare qualcosa, ma ora sul sito annota: “Sono state esperite due gare per l’assegnazione andate ambedue deserte”.
Per fortuna che almeno il centro di aggregazione giovanile ha visto la luce. Assegnato al Comune nell’ottobre 2009, è stato inaugurato una prima nel luglio 2015, poi assegnato a un gruppo di associazioni e adesso intitolato all’appuntato Giuseppe Bommarito. Un iter anche in questo molto lungo, sei anni per l’assegnazione sono comunque un tempo non certo breve, che suggerisce la necessità di intervenire per rivedere le procedure per la riconsegna alla collettività dei beni tolti ai mafiosi e per la loro valorizzazione.