Analisi del voto: Milazzo riunisca il paese, Spazio comune non smetta di fare politica

Salvatore Milazzo è il nuovo sindaco di Balestrate. Il gruppo di Vito Rizzo va all’opposizione mentre esce di scena la lista di Barone-Palazzolo. La prima valutazione che ci sentiamo di fare è che questo dato va assolutamente rispettato perché frutto di una scelta democratica dei balestratesi. Sono circolati i primi malumori, è normale. Ma nessuno si permetta di criticare il risultato e il voto. È grazie ad anni di guerre e milioni di vittime se oggi il voto è libero e possiamo permetterci di scegliere i nostri amministratori.
Così, dopo settimane di tensione e scontri, a Balestrate inizia una nuova fase. Milazzo per la prima volta sarà chiamato ad amministrare il paese e sarà sorretto da una solida maggioranza, senza il rischio di perderla per tutti e cinque i prossimi anni. Tutti dunque abbiamo il dovere di rispettare il risultato e contribuire a un progetto di sviluppo. Detto questo, però, possiamo tranquillamente commentare a caldo l’esito del voto e fare alcune considerazioni fondamentali.

1)      La novità di questa elezione era il mancato trascinamento del voto. Cioè rispetto al 2007, quest’anno se si votava un consigliere, il voto non si estendeva automaticamente al sindaco collegato. Ebbene, tra i voti alle liste e quelli ai candidati a sindaco ci sono 807 voti di differenza. Un’enormità: 127 in meno ne ha avuti Vito, 180 Barone e ben 500 Milazzo. Cosa significa? O i cittadini non hanno capito questo meccanismo, per cui credevano che scrivendo il nome del consigliere avrebbero votato pure il sindaco, oppure i cittadini semplicemente non hanno gradito i candidati a sindaco. O ancora, può darsi che gli stessi candidati consiglieri hanno preferito accaparrarsi il voto suggerendo di non votare pure il sindaco per evitare di perdere quella preferenza(magari un candidato sindaco era antipatico all’elettorato di un consigliere). Molto probabilmente si sono verificate tutte e tre queste ipotesi. Ma alla fine la gente ha scelto “l’usato sicuro”, così come è successo in altri Comuni come Palermo. In tempi di crisi la gente vuole certezze, punti di riferimento. Questo è quello che è successo, vedi il caso Orlando nel capoluogo.

2)      Chi ha vinto allora? È vero, ripetiamo che ha vinto Milazzo. Ma dalle urne esce un’altra maggioranza, che col suo voto ha detto di essere contraria a questa amministrazione. Se 1.354 persone hanno votato Milazzo, 1.871 hanno votato gli altri due candidati. Persino dei 1.854 votanti della sua lista, in 500 non l’hanno votato. Milazzo, dunque, secondo questa analisi potrebbe non essere il sindaco della maggioranza dei balestratesi, ma qui nasce la nuova sfida a cui è chiamato e che probabilmente sarà la più affascinante: il nuovo sindaco sarà chiamato a un particolare sforzo per farsi amare da tutti e parlare ad una cerchia più ampia di cittadini. Non è facile ma è necessario per riunire il paese dopo anni di lotte tra “fazioni” opposte. È questo che serve a Balestrate: unità.

3)      Spazio comune non ha convinto la maggioranza dei cittadini col suo progetto. Punto. La gente se ne frega se sei architetto, se sei esperto, scienziato, se sai come dare una nuova prospettiva al paese. La gente vota solo perché ha lo stesso cognome, è cucina ri, travagghia ni chissà, riceve promesse. Stop.  Per altro, dal punto di vista politico, Spazio comune non è riuscito a intercettare quei voti (centinaia) che non sono andati a nessun sindaco. Dovevano puntare tutto sulla X sul nome di Vito Rizzo. Non ci sono riusciti. Per Vito Rizzo invece si aprono nuovi scenari. Con oltre mille voti e un rapporto non deteriorato con le altre due liste, potrebbe rappresentare il primo politico balestratese, da decenni a questa parte, eletto al di fuori dei confini locali. Ripetiamo, serve unità.

4)       Benedetto Lo Piccolo, apparentemente uscito di scena, si ritrova dentro con tre consiglieri, Saputo, Chimenti e Muscolino e potrà incidere nelle votazioni più delicate, se mai Milazzo dovesse essere in difficoltà. Per altro, sia De Amicis sia Lombardo sono piuttosto moderati e vicini a Rizzo. A ruota segue Peppe Bacco, che non è entrato in Consiglio per una manciata di voti. Resta praticamente fuori parte della sinistra balestratese che non ha saputo costruirsi un’identità precisa. Di questo gruppo Maddalena Cottone ha sfiorato i cento voti, gli altri hanno raccolto poco. Adesso per loro si apre una nuova fase. Serve più concretezza, bisogna parlare a più gente, scendere in strada, coinvolgere tutti i giovani e non solo alcune fasce. Serve l’azione per far crescere una certa sinistra in un contesto come Balestrate.

5)      Escono di scena Tonino Palazzolo e Salvatore Provenzano, così come fallisce il progetto Barone. Mi mancheranno quei comizi poetici a me dedicati, quell’amore e quelle parole di elogio. Sicuramente è stata una strategia vincente parlare di me in ogni comizio e persino per mezz’ora nel comizio finale, con tanto di discorso sulla genealogia e analisi del Dna. Mi mancherete, davvero. Buoni risultati hanno invece ottenuto Luciano Longo, Paolo Provenzano e Lorenzo Curcurù, che hanno sfiorato i cento voti. Ma nel complesso è apparso subito chiaro che il tentativo di   riproporre un progetto amministrativo dopo cinque anni di risultati non proprio eccellenti, camuffandolo con un tecnico come candidato, difficilmente avrebbe avuto successo.

6)      Anche la lista di Milazzo ha delle sorprese eclatanti. Rimane fuori dal Consiglio il gruppo di Bonaviri perché Giuseppe Bacarella non è entrato tra i primi dieci. Che succederà adesso? Bonaviri sarà confermato in giunta? I nuovi ingressi sono comunque garanzie per Milazzo, perché sia Francesca D’Anna, figlia del sindacalista Vito, sia Antonio Bosco e Pietra Chiarenza difficilmente tradiranno il progetto. Tra l’altro Chiarenza dovrebbe diventare assessore. Spetterà però a Milazzo dettare ordine in una compagine che presenta tanta gente alla prima esperienza. Gino D’Anna, poi, continua a sorprendere, perché nonostante l’assenza dalla politica attiva riesce sempre a conservare e curare il suo elettorato, risultando ancora una volta il primo eletto.  Per il resto i candidati espressione dell’imprenditoria, da Cataldo a Cavataio, non tradiscono le aspettative con una valanga di voti. Eletto pure Paolo Evola e sarebbe stato un peccato vederlo fuori, lui che da anni lavora al piano regolatore e adesso può avere l’onore di approvarlo.

7)      A guardare i nuovi consiglieri eletti emergono ancora una volta gli stessi nomi. Cioè alla fine il voto dei balestratesi resta “guidato” da logiche dettate da parentela, amicizia, rapporto di lavoro. Non è una critica, attenzione, ma  dovrebbe essere un ammonimento per tutti, tutti i balestratesi: interessatevi della vita politica e delle sorti del paese. Invece succede che il paese reclama il carnevale, reclama le commedie, la Via Crucis, l’intrattenimento, l’associazionismo, e addirittura si incazzano se gli tocchi queste feste o se non vengono fatte. Ma al momento di scegliere da chi essere governati, i balestratesi preferiscono magari il candidato che non ha mai preso parte alla vita politica o che non ha mai avuto un ruolo attivo nella società civile. Ma prima che qualcuno si offenda, diciamo che è giusto così. Nessuno si permetta di dire che “questo è quello che ci meritiamo”. No. In verità un governo è espressione del popolo. Cioè se siamo un popolo che non segue la politica, che si fa i cavoli propri, alla fine avremo esponenti politici che non hanno seguito la politica e che si sono fatti i cavoli propri. Se un consigliere non ha mai parlato in 20 anni in Consiglio ma viene rieletto, è giusto pure. Questa è la rappresentanza, signori miei. Criticando questi eletti criticheremmo noi stessi. Rispettiamo la democrazia.

8)      Adesso cosa succede? Questi cinque anni sono probabilmente i più importanti della storia di Balestrate e rappresentano in ogni caso una svolta. Primo, perché se il paese cambierà in positivo e crescerà economicamente, allora sarà un bene per tutti. E veramente lo scrivo col cuore, credetemi, che al di la di ogni astio questa è una speranza. Secondo, perché se mai le cose dovessero andare male, in un colpo solo Balestrate si libererà di quei politici che da decenni ci governano. Almeno si spera.

9)      Quali priorità per Balestrate? Beh, i cavalli di battaglia sono sempre due, piano regolatore e porto. A guardare il risultato elettorale, c’è qualche speranza in più che possano arrivare presto i primi risultati, se Milazzo vorrà dare un segnale di cambiamento immediato. Ma la cosa a cui più teniamo è avere un metro per poter valutare i risultati. Fino ad oggi nessuno sa se effettivamente il paese è andato avanti o indietro, non ci sono parametri. Sarebbe opportuno che Milazzo si misurasse, contando i turisti che alloggiano in paese, misurando la crescita delle attività commerciali attraverso le associazioni di categoria. Ecco cosa serve: un metro di crescita per capire se è stato fatto bene e male. E una cortesia: rispetto ai predecessori, almeno una volta ogni sei mesi facciamolo davvero stavolta un comizio in piazza per capire come vanno le cose. Stia a contatto con il paese.

10)   E i cittadini adesso la fanno franca? No, dopo mesi di lotte, battaglie, riunioni, divisioni, comizi, liti e accuse reciproche, tutti, ma proprio tutti, devono dare un segnale. Se è vero che a tutti sta a cuore il futuro di Balestrate, se è vero che tanti giovani hanno affollato le liste elettorali, è arrivato il momento di affollare i consigli comunali, di partecipare alla vita politica, di seguire il lavoro dell’amministrazione. È arrivato il momento che ognuno faccia davvero la sua parte. Del resto non serve essere in Consiglio comunale per fare politica. Prendete per esempio Balestratesi.it: nessuna candidatura eppure ha influito sulle scelte politiche ed è finito in consiglio comunale e nei comizi più di decine di candidati messi insieme.