Finisce l’era del Bacco’s pub: cambia gestione, riaffiora una lunga galleria di ricordi

“Credo che ci voglia un Dio e anche un bar”, cantava Ligabue. Lui è cresciuto a Correggio, in Emilia, che di abitanti ne fa 25 mila. E lo sa bene che un Dio e un bar sono quanto basta a una piccola comunità come Balestrate per sentirsi viva. Un posto dove il sacro e il profano sono a stretto contatto, si mischiano. Talvolta si confondo l’uno con l’altro. E allora un pub, la sera, può diventare una chiesa che apre le sue porte tutti. Una casa capace di “illuminare” con le sue insegne un intero paese, anche nelle più buie serate d’inverno, quando le strade sono deserte e non c’è spazio per chi è solo.

In questi lunghi anni il Bacco’s pub è stato questo. È stato la prima luce dell’intrattenimento, del ritrovo. Non solo parte integrante della comunità ma motore di iniziative, laboratorio di idee. Fino ad entrare nelle foto di un’intera generazione, nei ricordi, nei momenti più importanti. Ora che la gestione dell’attività passerà di mano, quelle immagini riemergono pian piano, come bollicine. Auguriamo buon lavoro ai nuovi proprietari e ci fermiamo un attimo a osservarle, quelle immagini.

Il Baccos’ pub è stato sport, perché la pallacanestro, a Balestrate, ha mosso i primi passi anche col sostegno economico del locale. I ragazzi del Bacco’s pub hanno vissuto la cavalcata trionfale del Palermo calcio, dalla serie B alla serie A, suggellata dalla nascita di un club battezzato da Eugenio Corini, rimasto a bocca aperta davanti all’incredibile festa tributata. E poi il recente sogno della finale di coppa Italia che li ha spinti a Roma, in bus o in auto. Un viaggio interminabile, partito sempre dal Bacco’s pub.

Un nome entrato nel vocabolario dei balestratesi, divenuto punto di incontro nella “geografia” del paese. Ci abbiamo vinto un mondiale di calcio da Bacco, nel 2006. Gli abbracci, le urla e le lacrime all’ultimo rigore tirato da Fabio Grosso avranno come sfondo la tenda rossa, i tavoli e il portone in legno del locale. Una cornice che ha accompagnato i mille brindisi dopo il matrimonio degli amici, gli auguri di Natale, il capodanno di chi restava, i saluti di chi partiva.

Bacco è stato la festa nella festa, l’evento nell’evento. È stato le grigliate del Carnevale, le maschere più belle, il vino caldo la sera del 25 dicembre, i maccheroni d’estate. Il Baccos’ pub è una galleria di nomi, di volti: si chiama Dario, il ragazzo polacco in cerca di fortuna, ma anche Rita, Rosaria, Valeria, Grazia. Si chiama Giuseppe Bongiorno, anzi, Peppe Bacco, che forse ha svolto più di un lavoro. Il Bacco’s Pub ha il suono e la voce degli artisti che hanno animato intere serate, le chitarre di Mandreucci e Vella, il ritmo dei Muppets. Il Bacco’s pub è stato pure il sogno giovane di vincere le elezioni e amministrare il paese ma è come se ci fosse riuscito.

È stato il ricordo nascosto che ognuno di noi custodisce gelosamente. Ha visto nascere passioni, sbocciare nuovi amori. È stato il Roxy bar cantato da Vasco, dove gli amici sognano di rincontrarsi, un giorno, a bere del whisky, col rischio di non incontrarsi mai. Ma tanto, esserci stati, è già una fortuna.