Appalti, assunzioni, politica. C’è un filo robusto che collega l’attività finanziaria del Comune di Balestrate e gli amministratori. Dal porto ai rifiuti, gli appalti di Balestrate sembrano il Paradiso dei politici di maggioranza. Una casualità, si dirà, se molti nipoti, cognati, sostenitori elettorali, sono finiti dentro alle società che prestano servizi nel territorio di Balestrate. Una grandissima casualità se, tra i tanti cittadini in cerca di un lavoro, chi si aggiudica una commessa a Balestrate finisce spesso con l’assumere pescando nel mondo della politica.
Su questi fatti proveremo a fare chiarezza perché la situazione è molto delicata e chi ha a cuore Balestrate non può girarsi dall’altra parte. Non sembrano più casi sporadici. Queste circostanze ultimamente si ripetono in maniera quasi sistematica. Basta verificare gli ultimi appalti, le ultime assunzioni. Chi ottiene qualcosa spesso è vicino al partito politico del sindaco, oppure è vicino o parente di qualche amministratore, o magari è “grande elettore” della maggioranza, e questo meccanismo si ripete e sembra alimentato da una sorta di delirio di onnipotenza. E’ stata varcata a mio avviso la soglia della decenza, adesso c’è da capire se sono stati oltrepassati altri limiti.
Perché una ditta assume il parente di un politico? Simpatia? Probabilmente si tratta semplicemente delle migliori figure professionali e tecniche in circolazione. Senza entrare negli aspetti penali, che comunque vanno verificati e approfonditi dagli inquirenti, restiamo nell’ambito etico: quale sarà l’atteggiamento di una amministrazione nei confronti di una ditta potenzialmente amica? Facciamo un esempio: se la ditta che deve raccogliere i rifiuti non rispetta il capitolato, quale sarà l’atteggiamento dell’amministrazione dopo che il cognato dell’assessore al ramo è stato assunto? A Partinico, per capire meglio e fare un esempio dei rischi, è emerso che le sanzioni elevate a una ditta per alcune inadempienze erano irrisorie proprio per una serie di legami con la politica, forse per non scontentarla. Questo è uno dei tanti pericoli che si corrono, a discapito ovviamente dell’interesse pubblico. Sono i cittadini alla fine che pagano.
In questo scenario ritengo siano inquietanti alcuni episodi. È disarmante la linearità con cui il figlio di Alfonso Scalici sia riuscito a ottenere la gestione della villetta comunale e a realizzare eventi più grossi rispetto a quanto previsto dal bando con una società appena nata, che aveva vinto la gara senza alcuna garanzia di solidità, e infine il padre sia stato intercettato a discutere della possibilità di riprendere addirittura in mano la gestione dopo averla lasciata. I carabinieri hanno definito Alfonso Scalici una figura di collegamento fra il mandamento mafioso di Partinico e quelli trapanesi. “Emerge la riconosciuta appartenenza di Scalici alla famiglia mafiosa di Balestrate, di cui è stata confermato l’inserimento nel mandamento di Partinico – aveva detto il tenente colonnello Luigi De Simone comandante del gruppo dei carabinieri di Monreale – A Scalici è stata inoltre riconosciuta una leadership criminale sul territorio ed era pianificatore ed esecutore di azioni mafiose, come estorsioni, traffico di stupefacenti e altri reati”.
Eppure, dopo il suo arresto, l’amministrazione è rimasta in silenzio. Sull’arresto di Scalici, il sindaco e la sua giunta non hanno speso una sola parola. Non che i giovani abbiano bisogno dell’esempio di questa amministrazione, ma che messaggio viene trasmesso? Il silenzio dell’amministrazione comunale nei confronti dell’operazione delle forze dell’ordine, che aveva svelato interessi criminali sul territorio balestratese, sembrava uscito dal peggiore contesto siciliano di decenni fa, quando la parola mafia era impronunciabile.
Ma cosa aveva fatto Scalici fino a quel momento? Nel 2018 il Comune aveva pubblicato la gara per l’ex conchiglia i primi di giugno. Il Movimento Cinque Stelle aveva sollevato alcuni dubbi perchè si davano solo 15 giorni di tempo per la consegna delle buste. La gara era andata inizialmente deserta. Poi la riapertura e la partecipazione di una sola ditta, la “Odori e sapori del Golfo” di Vicenzo Scalici che aveva offerto un canone annuo di 5.280 euro, su un importo minimo a basta d’asta fissato in circa 4.000 euro, per una durata della concessione di cinque anni. Ditta che alla fine è risultata vincitrice.
Di gare con una sola ditta presente, e di affidamenti diretti, c’è un elenco negli ultimi anni che andrebbe approfondito ai raggi x, anche per accertare, ad esempio, se i controlli sulle ditte siano stati davvero efficaci e abbiano seguito tutte le prescrizioni di legge anche in chiave di verifiche antimafia. Perchè la mafia esiste anche a Balestrate, sia chiaro.
Qui però bisogna fare luce su tutta una serie di anomalie nella pubblica amministrazione, perchè non si parla più magari di casi sporadici. C’è un appalto affidato, e spunta personale legato alla politica, c’è un’assunzione e spunta il parente del politico, c’è una manifestazione e spunta la fattura del politico. E sì, anche sulle associazioni andrebbero accesi i riflettori, soprattutto su quelle che incassano contributi dal Comune e hanno una movimentazione di soldi più importante di altre piccole realtà. Perché tramite le associazioni è possibile spendere i fondi in maniera meno vincolante e, in certi casi, anche meno trasparente. I contributi del Comune, una volta erogati all’associazione, vengono spesi in maniera più libera. Chi ne beneficia?
In questo scenario fa davvero rabbia vedere il modo in cui l’amministrazione ha affrontato problemi davvero importanti come quelli dell’acqua e del depuratore, delle macchie scure in mare, di una situazione che avrebbe dovuto vedere un sindaco incatenarsi per protesta e gridare vendetta per il danno che probabilmente è stato fatto in mare e invece, ancora una volta, ha visto la politica andare avanti a fari spenti. Certo, sono argomenti ritenuti magari politicamente meno redditizi, ma fondamentali per la nostra comunità. Di tutto questo, qualcuno un giorno dovrà rendere conto e ragione.