Ma i percettori del reddito di cittadinanza possono subito effettuare lavori socialmente utili? Ci sono impedimenti? E di che tipo? Insomma, chi ha ragione, il consigliere Giuseppe Curcurù o il sindaco Vito Rizzo?
Abbiamo voluto verificare la situazione chiedendo direttamente allo staff del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ci ha risposto.
“Il ministero del Lavoro – ci hanno detto – ha emanato negli scorsi mesi il decreto che definisce forme, caratteristiche e modalità di attuazione dei Puc, i Progetti utili alla collettività. Sono i cosiddetti piani che stabiliscono come utilizzare queste persone, in che modo. Dal 22 febbraio è attiva sulla piattaforma GePI, Gestione Patti per l’Inclusione sociale, una nuova funzione che consente ai Comuni di caricare sia i progetti messi in campo sia l’elenco dei beneficiari di Reddito di cittadinanza per i quali deve essere aperta la copertura assicurativa”.
Abbiamo verificato e c’è effettivamente questa piattaforma all’interno del sito del ministero del Lavoro, con un motore di ricerca annesso che mostra quali Comuni hanno inserito i progetti e di cosa si tratta. Insomma, alcuni Comuni hanno già preparato e approvato i Puc, altri li hanno addirittura già caricati sul sistema e sono visibili. “Questa operazione si può sempre fare” dicono dal ministero.
Cosa tiene ferme per ora queste attività?
“Considerata la situazione di emergenza relativa al rischio di diffondersi del Coronavirus, così come previsto dai decreti Cura Italia e Rilancio, sono sospesi – fino al 17 luglio – gli obblighi connessi alla fruizione del Rdc, compresi gli adempimenti legati ai PUC”. Quindi per questioni di sicurezza e problemi vari, fino a metà luglio la situazione sarà sospesa. A quel punto, ovviamente salvo sorprese, ci saranno Comuni che si sono fatti trovare pronti e potranno partire subito, e altri che perderanno altro tempo.
Tra l’altro, specifica lo staff del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, si tratta di “Progetti Utili alla Collettività”, non di lavori, che i beneficiari del Reddito di cittadinanza sono tenuti a svolgere nel proprio Comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16 con il consenso di entrambe le parti. Questo non è un aspetto secondario secondo me: visto che queste persone percepiscono comunque una indennità, potrebbero volontariamente impegnarsi in attività civiche, esonerando il Comune da ogni responsabilità. Un patto civico insomma tra pubblica amministrazione e cittadino riconoscente. È già successo altrove che percettori di reddito si siano messi a disposizione e abbiano prestato la loro opera.
A questo punto, la risposta sulla diatriba: chi ha ragione tra Curcurù e Rizzo? Forse nessuno al 100%.
Perché anche se i progetti fossero pronti, dovrebbero restare in stand by ancora qualche settimana. Ma se dovessimo dare una percentuale diremmo 80 Curcurù, 20 Rizzo. Infatti vero è come detto che oggi sono tutti in stand by, ma è pur vero che ci sono Comuni che si sono già preparati. E non può essere certo un fatto negativo se Curcurù chiede di spingere sull’acceleratore e programmare per non farsi trovare impreparati. Vi ricordate per le spiagge come è finita? Abbiamo iniziato con la famosa transenna… L’opposizione deve essere sempre da pungolo, fa parte del suo ruolo.
E certamente Rizzo, invece di dare una risposta politica, dicendo che tutto è bloccato “per colpa dei 5 stelle”, avrebbe potuto dire “ecco quali sono i progetti che abbiamo programmato, io ho fatto la mia parte, ecco il mio piano, io sono pronto”. Come per esempio ha fatto Palermo, come hanno fatto tante altre località. Che non sono partite ma sono pronte. Il sindaco avrebbe potuto anche dire un’altra cosa, “ecco quali sono i problemi, purtroppo non va questo questo e non va quello, visto che siete al governo a Roma aiutateci a risolverli”. E invece nulla di tutto questo.