Bertolino, parla Valentina Speciale: “Ecco i sospetti sulla delocalizzazione. Iter anomalo, rischiamo un ecomostro in mezzo al golfo”

Perché una distilleria dovrebbe lasciare l’area dove si trova attualmente, dove lavora da anni tranquillamente, superando ostacoli, attacchi, proteste? Solo per fare un regalo al territorio? E perché l’iter è stato così stranamente rapido? Il sospetto è che dietro ci sia non solo il famoso piano di lottizzazione per costruire una schiera di case al posto dell’attuale distilleria, ma che nella nuova area si stiano preparando a realizzare qualcosa di molto più remunerativo. Un termovalorizzatore per esempio? Ne parliamo con Valentina Speciale, consigliere comunale di Partinico e segretario del circolo Peppino Impastato di Rifondazione Comunista.

Valentina, il vostro gruppo ha seguito la vicenda Bertolino da sempre. Quali sono i dubbi sul progetto di delocalizzazione?
“Quello che porterà alla costruzione di un nuovo impianto Bertolino, dalle caratteristiche ancora ignote ma certamente più grande dell’attuale distilleria, è certamente un iter anomalo. Rispetto a qualsiasi altro imprenditore che vuole avviare una propria attività e deve seguire le procedure del cosiddetto Suap, lo Sportello unico attività produttive, con conseguente presentazione del progetto da voler porre in essere e raccolta preliminare di tutte le necessarie autorizzazioni, alla Bertolino sembra essere stato cucito addosso un percorso diverso, che sta portando all’approvazione delle varianti urbanistiche che hanno trasformato terreni agricoli di proprietà della famiglia Bertolino in aree industriali nonostante ci siano ettari con tale destinazione ancora vuoti nella pianificazione del piano regolatore comunale. E nell’area di attuale ubicazione della distilleria, destinata a edilizia residenziale, sono previste 16 palazzine a nostro avviso non necessarie visto l’andamento demografico della cittadina partinicese, strutture che monopolizzeranno l’edificazione dei prossimi 30 anni. Tutto questo è stato fatto con la giustificazione della pubblica utilità mentre evidentemente sembra più lo strumento per una operazione speculativa nel territorio senza precedenti. Il Comune guidato dall’ex sindaco Salvo Lo Biundo si è appiattito sulle volontà e necessità del privato, annullando le garanzie dell’ente e le ordinarie procedure che invece garantiscono trasparenza e controllo”.

Insomma, c’è qualcosa che non quadra.
“Se – come sostenuto dall’ex sindaco e dalla stessa industriale – i nostri sono soltanto cattivi pensieri e, in realtà, questa non è una finta delocalizzazione, perché un’imprenditrice dovrebbe investire milioni di euro semplicemente per spostare e, al massimo, rinnovare, il proprio impianto da un sito in cui, pur in assenza di controllo come è emerso tempo fa e con le autorizzazioni scadute, le viene liberamente consentito di continuare la propria attività dal carico altamente molesto a detta dei cittadini? Tra l’altro in un comparto nel quale, a differenza del passato, gli affari sono in discesa con la fine delle politiche europee che hanno incentivato la distillazione e con i processi in atto finalizzati alla riduzione dei quantitativi di vino in produzione. E ancora, perché l’amministrazione e la propria maggioranza in consiglio comunale hanno bocciato gli emendamenti proposti dall’opposizione per porre dei vincoli ineludibili alla variante di contrada Bosco Falconeria e che, in sostanza, volevano impedire l’insediamento in quell’area di impianti che avessero a che fare con la combustione di rifiuti?”

Dunque il sospetto è che dietro alla delocalizzazione ci siano invece altri interessi…
“Non occorre aggiungere altro per far capire che, dopo trent’anni di lotte contro l’attività della distilleria Bertolino, vi è il concreto rischio di ritrovarci tra qualche anno un impianto ancora più inquinante che andrebbe a compromettere ulteriormente un territorio a vocazione agricola e, soprattutto negli ultimi tempi, in forte espansione turistica facendo riferimento al golfo di Castellammare, considerando che il luogo dove potrebbe sorgere il nuovo “ecomostro” si trova proprio al centro di un triangolo costituito dai comuni di Partinico, Alcamo e Balestrate, avendo per di più il fiume Jato come ricettore degli scarichi dell’impianto con il mare tra Trappeto e Balestrate come punto di arrivo”.

A questo punto come bloccare l’iter?
“Ci auguriamo che, nei tavoli regionali, coloro i quali valuteranno tutte le procedure esitate dal Comune di Partinico si rendano conto di tutte le illegittimità denunciate finora e, vergognosamente, superate dall’ex sindaco e dalla sua maggioranza con la forza dei numeri in un consiglio comunale prostrato ai voleri del gruppo Bertolino. Parallelamente alle contestazioni legali attualmente in essere, continuerà la mobilitazione del territorio per difendere la vivibilità di un territorio già troppo a lungo martoriato dall’inquinamento”.