Il calcio, i vecchi e quella speranza che resta in fondo al tunnel: i balestratesi ce la faranno?

Qualche giorno fa guardavo l’incredibile entusiasmo che si è creato dietro alla nuova squadra di calcio del Balestrate e ho iniziato a farmi alcune domande. Ho trovato curioso ad esempio che uno dei fondatori di questo progetto, capace di portare la domenica al piccolo stadio centinaia e centinaia di persone, sia stato Cosimo Scrivano, il presidente, uno di quei ragazzi candidati nel passato quasi a volere fare numero, per chiudere le liste, capaci poi di raccogliere poche decine di voti. Uno che per intenderci nel 2007 prese qualcosa come 50, 60 voti. E però, messo alla prova dei fatti, con un gruppo di giovani, guardate un po’ cosa ha combinato. Roba che manco se prendi tutti i consiglieri di maggioranza e li unisci, li spremi, esce fuori qualcosa come quello che si è visto nel derby contro Trappeto. Ma siccome non siamo in dittatura e tutto si è svolto come sempre secondo elezioni democratiche, dobbiamo chiederci perché, di chi è la colpa, dove sta andando a Balestrate. Cioè se la storia del calcio a Balestrate da un lato mi entusiasma, dall’altro lato mi fa paura. Perché Scrivano ha preso circa 60 voti e gente che non ha mai alzato il dito in Consiglio nemmeno per andare in bagno invece prende puntualmente più di cento voti a elezione?

Facciamo un passo indietro. Dieci anni fa, esattamente dieci anni fa, nasceva Balestratesi.it. Il web era ancora un mondo oscuro per molti. Se volevi comunicare c’erano le messaggerie, i forum con tante discussioni. Il sito e i commenti che si potevano scrivere rappresentarono la prima valvola di sfogo di ogni cittadino. Il sito era un punto di riferimento perché per la prima volta non solo informava su quanto accadeva, ma forniva una chiave di lettura diversa da quella basata sul rincorrersi di voci di strada. Oggi, a dieci anni distanza, con Facebook è cambiato tutto. Ogni persona è un punto di vista, ognuno ha un’opinione su tutto e chiunque è artefice di un’idea, portatore sano di un commento. Sì, ma il risultato? Il risultato che in questo tutti contro tutti, ogni cittadino alla fine si annulla e invece di agire secondo quanto scrive e dice, finisce per fare quello che gli dicono. “Au Comuni fannu tutti schifo!”. E poi la stessa gente prende da decenni gli stessi voti.
E oggi ci troviamo di fronte per l’ennesima volta alla morte annunciata di un paese.

Non sono invenzioni, è tutto sotto gli occhi di tutti, basta farsi un giro. Balestrate è morto e sepolto, stecchito, non ci sono speranze. È inutile invocare chissà quale rivoluzione, quali sogni di gloria. Il porto è un totale fallimento e il consiglio comunale e l’amministrazione non sono riusciti a incidere neanche dello 0,0001%. Niente proteste, solo una misera e fittizia occupazione dell’aula conclusa con un nulla di fatto. L’alberghiero non c’è più, l’ex colonia è tornata un mucchio di ruderi. Quello che è più grave è che manca una strategia, manca un percorso da seguire. Ancora oggi, siamo qui a chiederci su cosa debba puntare una persona che decida di investire a Balestrate. Turismo? Ristorazione? Commercio? Non c’è ancora il piano regolatore,ogni scelta va nella direzione del quieto vivere piuttosto che dell’incentivo all’economia. Tra un anziano che si lamenta per una strada chiusa e una pizzeria che deve mettere i tavolini fuori per lavorare, si preferisce favorire l’anziano, che è fonte di voti. Questo è quello che è successo la scorsa estate.

Ma questa non è una colpa di chi amministra o si trova in Consiglio, loro sono stati eletti. La colpa è di chi ha scritto i loro nomi sulla scheda elettorale. Tra un giovane e brillante avvocato e un tizio portato da chissà quali interessi, la gente ha scelto per votare il secondo. Tra un candidato che era in politica da decenni e un nuovo giovane che vive tutto il giorno per Balestrate, è stato scelto il primo. E allora perdiamo finanziamenti, le tasse sono alle stelle, e l’unico dibattito locale è tra quello e questo progetto approvato che va avanti. Si vive del “chiddu u fici io”, “chiddu u fici tizio”. Si vive di progetti estemporanei, di iniziative vaghe, non inserite in alcun contesto di sviluppo. All’Aldo Moro è stato necessario aprire un parcheggio tanto era il caos di auto, ma i lavori di rifacimento si fanno in via Mazzini. Lato via Segesta, non lo sapete, ma esiste un sentiero naturalistico dell’ex amministrazione Bonaviri costato centinaia di migliaia di euro. Uno dei tanti progetti attruvati di cui vantarsi il tempo di un’elezione. Il lungomare, i bei lavori di illuminazione, per poi scoprire che il progetto è stato stravolto, c’è un muretto che non doveva esserci, mezza strada resta dissestata, ci sono allagamenti.

Non c’è un elemento, un solo elemento che oggi possa far credere che tra cinque, dieci anni, Balestrate possa avere una sorte diversa. Della Pro Loco ci ricordiamo quando si devono sistemare le sedie per gli spettacoli estivi, di gruppi di azione altre iniziative sul territorio ci si ricorda quando i progetti vengono bocciati e non finanziati. È nel destino, nel dna di questo paese la dimensione di “piccolo Comune siciliano sul mare”, anonimo, tra il mediocre e l’appena sufficiente? Quanto visto nelle tribune dello stadio di calcio intitolato a Paolo Evola farebbe pensare il contrario. Purtroppo però, il cambiamento passa dalle mani e dalle coscienze delle persone.

Al momento, i dati Istat dicono che Balestrate è un paese di anziani, quelli per intenderci che per 50 anni e passa hanno votato Dc e contribuito ad affossare l’Italia e questa nostra terra, quelli che hanno fatto del clientelismo la loro arma principale quando era tempo di vacche grasse. Molta di questa gente che continua a decidere il destino di Balestrate deve qualcosa a qualcuno. È così che funziona a Balestrate e in tanti altri Comuni: se non sei emancipato, se scambi il dovere col favore, alla fine sarai schiavo. Guardiamo a questo Consiglio comunale e sale l’angoscia. Già Rosario Vitale ha preso le distanze dalla maggioranza, già ci sono i classici malumori di metà legislatura. Attenzione, ma il caso è davvero clamoroso: si parla di uno scontro sulla lettera di un imprenditore sul piano regolatore che non sarebbe mai arrivata ai consiglieri. Cioè il caos più assoluto. E altri consiglieri sono pronti a uscire.

Ma è tutto così ovattato, sottodimensionato. Tutto così monotono, qualcuno è in grado di dare la scossa? La scusa per tutto è sempre la stessa, non ci sono i soldi. Però pare che Balestrate abbia la fortuna di essere sul mare, di avere attrattive, almeno d’estate. E nessuno al Comune ha mai pensato di emulare i privati, e offrire un servizio come il trenino turistico per intascare dei soldi? Davvero almeno d’estate non esiste un modo per intascare dei soldi e sgravare le tasse dei cittadini?

Poter contare in risultati diversi per un po’ di tempo sarà molti difficile, anche perché crescere in certi contesti, così chiusi, non è che aiuti molto la crescita dei giovani. Ho visto fare discorsi ad alcuni ventenni da far perdere l’entusiasmo anche a Che Guevara. Ecco perché le iniziative internazionali con fondi europei promosse da Vito Rizzo con l’associazione III Millennio, che ora coinvolgono anche la società sportiva del Balestrate calcio, possono aiutare ad aprire le menti di questa comunità e la prossima volta, di fronte a un’urna elettorale, consentire loro di fare una scelta migliore. Munnizza, tasse, disoccupazione: non date la colpa ad altri, siete voi che avete votato.