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Il futuro del porto appeso a un filo, si attende un parere che potrebbe affossare tutto. E i balestratesi? Vietato protestare

Il futuro di Balestrate è appeso a un filo. A un parere dell’ufficio legale della Regione che dirà se il bando per la gestione del porto è da rifare oppure no. In tutti questi anni la società che ha vinto la gara ha cambiato volto e adesso i soci di minoranza hanno fatto un esposto perché si sono visti tagliati fuori. Liti interne, insomma, che rischiano di affossare una volta per tutte l’entrata in funzione della struttura.

In tutto questo Balestrate continua a confermare tutti i suoi limiti. Civili, prima di tutto, perché qualunque altro paese al mondo con una struttura bloccata da incompetenza e malandrineria, sarebbe già sceso in piazza a protestare. Pescatori, politici, commercianti, tutti dovrebbero avere interesse a bruciare in piazza la schede elettorali, a occupare il porto, a forme eclatanti di protesta per attirare l’attenzione del governo regionale sulla vicenda. E invece il nulla. E’ come fossimo tutti in attesa di un messia politico che ci prenda per mano, ci porti in strada, faccia sentire la nostra voce oltre i confini striminziti del paese.

La politica in tutto questo, permettetemi, è poco credibile. Se guardiamo all’attuale maggioranza, dobbiamo evidenziare come sia composta dagli stessi personaggi che quando si votò per partecipare alla gara, dieci anni fa, fecero delle scelte che tagliarono fuori il Comune dalla gestione. E adesso fa davvero sorridere sentir dire proprio da quel gruppo politico che la gestione deve tornare al Comune anche in via provvisoria.

In tutto questo Confindustria sembra essersene lavata le mani e uscita di scena. Non c’è più alcun fronte della legalità pronto a difendere la causa. Tutto è nelle mani di imprenditori palermitani pronti a fare il bello e il cattivo tempo, con l’ombra degli interessi personali di chi già gestisce strutture portuali a Palermo e della situazione balestratese ben poco potrebbe importargli. Sono segnali che dovrebbero far riflettere.

Oggi, paradossalmente, l’unica garanzia di sviluppo sarebbe offerta dal nuovo socio di maggioranza di Marina di Balestrate, il gruppo che riferimento all’ingegner Marconi, che pur tra mille dubbi sembra l’unico capace di assicurare una reale volontà di far partire il porto: del resto un imprenditore non siciliano che gestisce porti turistici in tutta Italia, che ha una società per gestire anche quello di Balestrate, perché mai non dovrebbe avere tutto l’interesse per entrare in azione? Si scontra però in Sicilia con interessi secolari, e alla Regione nessuno vuole fare sconti e questo fa comodo a molti. Insomma, l’impressione è che ci siano persone che non vogliono che il porto di Balestrate funzioni, che vogliono che la gara si rifaccia. E il fatto che la Regione stia cercando di fare chiarezza e si stia perdendo tempo, conviene a chi vuole un nuovo bando. Chiedere legalità e buona burocrazia, alla Regione, oggi forse è troppo.

Così nella terra del Gattopardo, la retorica è verità: cambiare tutto, per non cambiare nulla. Dieci anni dopo, potremmo assistere a una nuova gara alla quale parteciperebbero gli stessi personaggi di allora che rientrerebbero all’improvviso in gioco. Tutto è appeso a un filo, a un parere, che inevitabilmente scontenterà qualcuno e arriveranno nuovi ricorsi. E i balestratesi, in tutto questo, continueranno a dormire. Anzi, come successe qualche anno fa, magari voteranno pure qualche responsabile dello sfracello. In fondo, se ci definiscono paese ri l’orbi un motivo ci sarà pure.

Categories: Politica
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