Il “miracolo” di Makari è di origine umana, è merito di azioni concrete e progetti

La serie televisiva Makari, in onda su RAI 1, preceduta da una pressante campagna pubblicitaria, ha avuto un’eco quanto meno nazionale.

Eppure, non sono mancati i commenti velatamente negativi che sono stati levati sulla fiction, guarda caso da chi più ama San Vito Lo Capo e il suo territorio, dai sanvitesi o santavitara a quanti vengono ospitati annualmente. Sostanzialmente sono stati contestati due aspetti, la narrativa ritenuta da alcuni lenta e non avvincente e, soprattutto, la carenza di immagini dei luoghi che il titolo della miniserie poteva evocare. Si potrebbe essere totalmente, in parte d’accordo o in disaccordo. Effettivamente, la visita di quei luoghi offre ai nostri occhi immagini magiche che nella fiction non abbiamo visto. Dobbiamo, in ogni caso, rispetto per l’autore delle storie e per la regia.

Se proviamo a osservare l’evento da un punto di osservazione più elevato, un aspetto ci può vedere d’accordo, con un consenso unanime: la progettualità complessiva ha determinato un’incredibile promozione non solo di Makari-San Vito Lo Capo ma di tutto il comprensorio che partendo da Scopello si spinge sino a Trapani. Un miracolo di origine umana, non divina, dovuto ad azioni e realizzazioni.

Accorti, però, non è stato un merito esclusivo dell’autore, della regia e degli attori. Se vogliamo ricorrere a una similitudine vaccinale, la serie televisiva è stata una iniezione di richiamo che ha magnificato la memoria di una bella realtà già esistente.

Già, la memoria era già esistente, la prima dose di vaccino è stata somministrata nei decenni precedenti in cui molti amministratori, imprenditori, operatori turistici e comuni cittadini hanno lavorato per il rispetto e la protezione dell’ambiente e per la qualificazione dell’offerta turistica. Questo non significa che non siano esistiti peccati e che tutte le scelte siano state corrette, ma, nei fatti, la risultante di tutte le azioni è stata positiva.

Lo sviluppo di quel comprensorio può essere un modello, non immaginifico e basato su chiacchere, chiacchiericcio e stupidi post su Facebook, ma costruito con una sapiente progettualità e con azioni concrete.

Quel modello è un richiamo alla sensibilità di quanti amano il proprio territorio perché si possa essere decisi nelle azioni volte a rimuovere brutture organizzative, inefficienze nei servizi, spazzatura e sfabbricidi che impestano le periferie e le campagne, a neutralizzare ignoranza e inciviltà, creando una coscienza civica ricorrendo alla educazione ma anche alla repressione, a una programmazione turistica che guardi alla vivibilità ambientale, a curare il ripristino funzionale dei beni ambientali e culturali del territorio che testimoniano una natura generosa e una intelligente, talvolta geniale, operosità di chi ci ha preceduto. La memoria storica non è ciò che non esiste più ma l’essenza fondamentale da cui ripartire.

In assenza di tutto questo, restano solo le chiacchere, il chiacchiericcio e stupidi post su Facebook.

SALVATORE CAMPO

(Foto di copertina: Golfo di Makari. Foto di Rossana Lipari)