Pubblichiamo l’analisi del dottore Campo sulla situazione acqua a Balestrate, analisi che condiviamo per intero.
Nell’estate 2016 , l’insabbiamento della sorgente Martine aveva portato a una condizione di emergenza idrica e, per la qualità dell’acqua immessa nell’acquedotto comunale, a una ordinanza sindacale che ne aveva dichiarato la non potabilità.
L’insabbiamento della sorgente Martine è stata la motivazione ufficiale della non potabilità dell’acqua. Dopo la pulizia delle vasche, le acque sono state dichiarate potabili.
Successivamente, con ordinanza sindacale n. 5 del 09-02-2017 le acque sono state dichiarate ancora una volta non potabili e, per ultimo, con ordinanza sindacale n. 23 del 11/09/2017, è stata revocata l’ordinanza di non potabilità dell’acqua.
Dall’estate del 2016, anche dopo la risoluzione del problema insabbiamento, l’acqua è rimasta dichiarata non potabile. Contestualmente, le Amministrazioni, anche su sollecitazione della cittadinanza, non ne hanno saputo fornire una giustificazione.
Due riflessioni sono state immediate, se la non potabilità fosse stata dovuta solo all’insabbiamento, risolto l’insabbiamento l’acqua sarebbe dovuta tornare potabile e invece così non è stato; se la causa fosse stata solamente l’insabbiamento della sorgente Martine sarebbe bastato immettere in acquedotto solo le acque provenienti dalla sorgente Passarello e dal potabilizzatore Cicala; avremmo avuto meno acqua ma potabile. Ma i lunghi e recidivi silenzi nel merito delle Amministrazioni hanno fatto sorgere i dubbi sulla natura dell’inquinamento, circondando di mistero l’argomento. Questo è successo anche nell’estate del 2017; le domande poste dalla cittadinanza e dai nostri ospiti sulla potabilità delle acque sono rimaste senza risposta o alcune sono arrivate tardivamente. Ordinariamente, i risultati degli esami delle acque dell’acquedotto, come pure quelli delle acque per la balneazione, sono esitati nel giro di qualche giorno e certamente non di mesi; il motivo dei tempi brevi è anche chiaro, in caso di presenza di inquinamento o altro che determina la non potabilità delle acque, l’esposizione della popolazione all’eventuale fattore di rischio deve durare meno possibile, tant’è che il Sindaco o il funzionario delegato “deve” emettere un’ordinanza con effetto immediato. Il ritardo nella produzione dei risultati delle analisi è già un potenziale rischio per il cittadino.
Sulla strage di Ustica qualcosa va venendo fuori, sulla non potabilità delle acque di Balestrate vige il mistero. Ma che motivo c’è di parlare della potabilità delle acque quando, con ordinanza di ventiquattro ore or sono, l’acqua è stata dichiarata potabile?
I motivi ci sono e stanno nei silenzi delle Amministrazioni e nei consequenziali dubbi e nella natura delle acque che assicurano il nostro fabbisogno idrico.
Allora, facciamo qualche ragionamento.
Il comune di Balestrate, nel 2016, ha stipulato con L’AMAP S.P.A., municipalizzata del comune di Palermo, un contratto di servizio, per l’affidamento del Servizio Idrico Integrato, valido sino al 31/12/2045.
L’approvvigionamento idrico di Balestrate avviene attraverso tre apporti, la sorgente Martine (O Martini), la sorgente Passarello e il potabilizzatore Cicala.
Le sorgenti, per la loro posizione, a parte il possibile insabbiamento, è difficile che possano essere interessate da cause inquinanti preoccupanti.
Altro è il discorso per l’acqua proveniente dal potabilizzatore Cicala; questo riceve due apporti idrici che poi vengono sottoposti a potabilizzazione. Uno da un’impianto di sollevamento che preleva l’acqua del fiume Jato, prima della sua foce, e che nella stagione estiva raccoglie essenzialmente l’acqua delle numerosi sorgenti che a valle dell’invaso Poma scaricano nel fiume; questa è un’acqua che, tutto sommato, non richiede laboriosi trattamenti depurativi.
L’altro apporto idrico del potabilizzatore Cicala è costituito dalle acque dell’invaso Poma. Per queste ultime qualche problema ci potrebbe essere.
L’invaso Poma drena un esteso bacino interessato da impianti produttivi (Cantine, frantoi, allevamenti di animali, impianti artigianali, ecc.), oltre a convogliare sostanze potenzialmente pericolose derivate dalla coltivazione dei campi (Fitofarmaci, concimi minerali, prodotti azotati, ecc.). Inoltre, in quel bacino sono presenti quattro siti contaminati e da bonificare (Tre discariche, in cui il trattamento dei rifiuti non è stato sicuramente “ottimale” e un Punto vendita idrocarburi).
Ma, soprattutto, l’invaso riceve le fognature non depurate in cui confluiscono i reflui delle abitazioni di circa 15.000 abitanti.
I reflui del comune di San Giuseppe Jato (8.470 abitanti) vengono versati in un affluente del Fiume Jato in contrada Mortilli, quelli di San Cipirello (5.461 abitanti) nel Vallone Gianvicario confluente del Vallone Desisa, affluente del fiume Jato, mentre quelli di Grisì (965 abitanti) nel torrente Strasatto, anch’esso affluente del Desisa. San Giuseppe Jato e San Cipirello hanno un depuratore che non è attivo.
Come è noto, i reflui fognari, oltre le deiezioni umane (Feci, urine), contengono sostanze diverse scaricate appropriatamente (Detersivi, prodotti di lavaggio, ecc.) o in maniera inappropriata (Oli, sostanze chimiche, sostanze biologiche, ecc.).
Con le feci e le urine vengono eliminati batteri, soprattutto coliformi, possibili responsabili di infezioni, ma anche i farmaci assunti dalla popolazione o i loro metaboliti che presenti nelle acque dolci e marine possono continuare ad esercitare un’attività sugli organismi (Antibiotica, tossica, allergica, ecc.), anche di tipo ormonale sia sui pesci che sull’uomo (Endocrine disruptors) o azione lesiva per contatto (Dermatiti allergiche, congiuntiviti e infezioni delle mucose, ecc.).
La scarsa piovosità e la riduzione stagionale della quantità delle acque del bacino aumentano la concentrazione degli inquinanti, peggiorando la situazione.
Peraltro, secondo le indicazioni del Minsal “la qualità dell’acqua destinata al consumo umano implica, oltre all’uso potabile, anche il contatto dell’acqua con il corpo umano durante le varie pratiche di lavaggio, tenendo conto sia della popolazione media, adulta e sana, che delle fasce sensibili quali bambini, anziani ed ammalati”.
Non è necessario enfatizzare i dati esposti per comprendere come la questione possa avere dei risvolti assolutamente importanti per il benessere dell’individuo e della comunità.
Qualche decennio or sono, ha destato scalpore uno studio che, partendo dalle concentrazioni dell’eroina e dei suoi metaboliti che con le feci e le urine finivano nei diversi tratti del fiume Tevere, è riuscito a stabilire quanta eroina venisse consumata nei diversi centri urbani che sversavano i loro reflui fognari nel Tevere.
Ritengo che l’Amministrazione comunale, per conto dei cittadini, alcune domande se li deve porre:
Il potabilizzatore Cicala riesce ad abbattere totalmente gli inquinanti presenti nelle acque dell’invaso Poma, compresi i reflui “non depurati” di 15.000 persone?
I parametri ricercati dai laboratori dell’AMAP tengono del tutto conto della natura dei corpi idrici da cui provengono le acque? Se il laboratorio ricerca i parametri da “A, C, G, H ed L” e sono tutti conformi, le acque possono essere dichiarate potabili; ma se non sono stati ricercati i parametri “M, T e Z”, possibilmente presenti nel bacino di provenienza, le stesse acque potrebbero essere non potabili.
Sulla base di quanto successo per la potabilità e per i diversi disservizi segnalati dai cittadini, le amministrazioni comunali dell’ultimo anno hanno verificato la rispondenza dei servizi dell’AMAP rispetto al contratto di servizio e alla carta dei servizi che dovrebbe garantire i diritti del cittadino? E’ possibile che il contratto di servizio contenga grossolane asimmetrie nei rapporti Comune di Balestrate-AMAP-Utenza?
Considerata la difficoltà ad avere i risultati delle analisi, perché l’Amministrazione comunale non si attiva, com’è nelle sue facoltà, per procedere a campionature per l’analisi delle acque da parte di un laboratorio di sua fiducia? L’Amministrazione comunale ha istituito, com’è nelle sue facoltà, apposito organo di controllo con facoltà di far verificare la qualità delle acque e l’adempimento degli obblighi assunti dall’AMAP nei confronti dell’Amministrazione comunale e degli utenti?
La potabilizzazione dell’acqua non riguarda solamente l’”insabbiamento” che può rendere non potabile l’acqua ma che non è di certo tra gli inquinanti più temibili.
In questo contesto, il cittadino ha il “diritto” di essere adeguatamente informato in merito al mantenimento del proprio benessere.
L’Amministrazione comunale ha il “dovere” d’informarlo correttamente, anche sui motivi della non potabilità; il cittadino ha il diritto di sapere da cosa guardarsi.
Non basta fare la cronistoria sui social di ciò che avviene o di ciò che in merito viene genericamente riferito dall’AMAP, l’Amministrazione, se necessario, deve agire e deve dare risposte concrete che possano portare al ripristino della potabilità delle acque e alla rimozione degli altri inconvenienti che possono arrecare nocumento.
Se qualcuno è responsabile di colposi ritardi od omissioni e l’Amministrazione comunale attende passivamente, avalla e copre verosimili irregolarità altrui, il silenzio potrebbe avere valore di contiguità.
Per ultimo, sarebbe auspicabile che l’Amministrazione comunale, in un periodo di breve-medio termine, si impegnasse a rivedere le fonti di approvvigionamento idrico di Balestrate, escludendo le acque a rischio e inserendo solo acque a rischio ridotto, per come era qualche anno or sono.
Purtroppo, oggi si vive una battaglia complessa per cercare di assicurare a noi e ai nostri figli un habitat quanto più salubre possibile; su alcuni fronti siamo impotenti ma almeno su altri, suscettibili di essere modificati dalle nostre azioni, dobbiamo agire.