Drin drin! Drin drin! Quel suono segnava l’inizio delle belle giornate, annunciava l’arrivo della primavera.
Drin drin! Drin drin! Paolo c’è!
Più il rumore aumentava più sentivi che era vicino. La ricerca della carrettella interrompeva compiti o partite di calcio all’aperto. Era l’unico evento che autorizzava a lasciare tutto e a correre in strada.
Paolo! Paolo! E partiva la corsa. La ricerca della felicità era fermarsi in strada e ascoltare quel suono, capire da dove arrivava, raggiungerlo e toccare la carrettella con mano.
Il ricordo di quei momenti è nitido che sembra ieri. Paolino gelataru è una di quelle figure che in un paese diventa istituzione. Elegante ed educato, sempre pacato, gentile nel servire il gelato a quel nugolo di bambini che si riversava intorno al mezzo. Sempre calmo, mai una parola di troppo, sorridente, anche quando i più scalmanati poco ci mancava che salissero sopra il bancone. Col berretto bianco in testa era sempre rassicurante.
Per i più piccoli era il primo test di educazione: salutare, chiedere il gelato, e genitori o nonni accanto a osservare col borsellino in mano.
Quella carrettella era un un porto sicuro. Anche se mancava qualche moneta, anche se eri a secco. “Non ci fa niente, la prossima volta me li dai”. Paolo non deludeva nessuno. Drin drin! Drin drin! La carrettella ripartiva e il suono si faceva più lontano, sempre più tenue, verso un’altra corsa, verso la felicità.