Di seguito le mini storie di alcuni balestratesi celebri. Presto speriamo di poter realizzare un’opera più completa con altro materiale in lavorazione. Si ringrazia il prof. Vincenzo Agrusa per aver individuato alcuni personaggi e materiale storico molto prezioso.
FRANCESCO QUAGLIATA, L’UOMO DEL MARE
Qui è disponibile il video documentario: CLICCA QUI
STORIA DI TOTÒ, IL BALESTRATESE VOLANTE
Bruummm… bruummm…fffffuuummm. Corre con le braccia aperte, Totò. Corre lungo la via Mazzini, sogna di planare, poi risale per via Minghetti, che un giorno si chiamerà via Galileo Galilei. Arriva a casa, dove è nato qualche anno prima.
È il 5 aprile del 1921, sono da poco passate le 5 quando il pianto del bambino squarcia il silenzio. Annetta Ferrara e Calogero Cannarozzo possono gioire.
Salvatore Giuseppe Maria Cannarozzo non resterà a lungo a Balestrate. Si trasferirà a Roma dove farà la sua fortuna. Inizia a sperimentare le dinamiche del volo, si innamora del paracadutismo. Il suo nome diventa celebre a livello internazionale.
I francesi lo definiscono “le parachutiste le plus intrepide du monde”, il paracadutista più intrepido del mondo. Nel 1949, a 28 anni, è tra i primi a praticare l’apertura comandata, divenendo in seguito detentore del record mondiale di apertura a bassa quota.
“Cannarozzo era un paracadutista che non aveva limiti di rischio” scriveranno i giornali. Aziona l’apertura del paracadute ogni volta sempre più in basso, sentendosi padrone di se stesso. Nel 1951 sperimenta persino le ali di tela ideate da Léo Valentin, noto come l’uomo uccello. L’ebbrezza del volo libero lo consacra al grande pubblico.
Il 21 aprile 1953 l’Aeroclub di Rieti organizza un evento al quale prendono parte i migliori piloti italiani e la pattuglia acrobatica militare “Frecce Tricolori”. Non può mancare il top, Salvatore Cannarozzo. Indossa una tuta di volo sulla quale spicca il nome “Italia”. Sale a bordo di un Macchi 308. Giunto al punto ideale fa cenno a Ivo Viscardi, pioniere del paracadutismo italiano e istruttore di volo, di essere pronto al lancio. Racconterà Viscardi: “Mentre era riuscito ad appoggiare il piede destro sulla staffa di sostegno e si accingeva ad abbandonarsi nel vuoto mi accorsi che una bretella del paracadute si era impigliata nel volantino di comando. Con energia afferrai Cannarozzo, gridandogli quanto stava accadendo”. Vivo per un soffio.
Meno di due settimane dopo, Cannarozzo è invitato al Lido di Venezia. È il 3 maggio, c’è una grande folla di gente. Sale a bordo di un monomotore Siai-Marchetti, si alza fino a 3.000 metri di quota. Cannarozzo si lancia, inizia la discesa. Continua la sua caduta a grande velocità, programma di aprire il paracadute a 30 metri da terra. Qualcosa però non funziona, si sfracella al suolo.
Il pubblico è in lacrime. È la fine di un uomo, ma il suo mito resterà vivo. È sepolto nel cimitero di san Nicolò del Lido, dove è ancora ben visibile la croce che lo ricorda. Il Comune di Palermo gli ha intitolato una via nel quartiere Resuttana-San Lorenzo.
DOMINIC ORLANDO, IL BALESTRATESE CHE DISEGNÒ I PUFFI
Via Crispi, ore 20, è quasi buio. La temperatura è mite. Si sente il pianto di un bambino, poi voci commosse. Papà Salvatore Orlando ha 32 anni, fa il fontaniere, è al settimo cielo. La moglie, Rosaria Testagrossa, 27 anni, gli ha appena regalato una grande gioia. È nato Domenico Claudio Giuseppe Orlando, che tutti conosceranno come Dominic. È il 20 marzo di 69 anni fa.
È molto piccolo, Dominic, quando con la sua famiglia si trasferisce negli Usa. Prima a Detroit, dove cresce in un quartiere di immigrati. Poi, a 10 anni, si sposta a Los Angeles. Gli anni passano, e Dominic si iscrive all’università della California, dove emerge tutto il suo talento. Tra i suoi maestri ci sarà Art Babbit, uno dei guru del mondo Disney.
Così Dominic inizia a lavorare come freelance all’animazione di diversi cartoni animati in un’azienda che diverrà molto nota. Disegna degli strani pupazzetti blu, un cane intelligente, una famiglia di cavernicoli. I bambini di tutto il mondo impareranno a conoscerli bene: si chiamano puffi, Flintstones, Scooby doo. Dominic è finito alla Hanna e Barbera, sta scrivendo pezzi di storia.
Si specializza nell’animazione video, inizia a dirigere clip musicali. Diventa sceneggiatore, regista. Entra in contatto con uno dei gruppi musicali più importanti della storia, i Beach Boys. Tra Malibu e Venice beach gira il video di Getcha Back. È il 1985, Dominic guida tra le scene personaggi del calibro di Brian Wilson, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi compositori musicali dell’era moderna. Sarà solo uno dei tanti capolavori che avrà l’onore di dirigere.
Oggi Dominic vive negli Stati Uniti e non ha dimenticato l’amore per il suo paese d’origine.
La sua storia, assieme a quella di Grazia Valentino e di altri balestratesi illustri, sarà raccontata in un piccolo volume in occasione dei 200 anni dalla nascita del nostro Comune. Buon compleanno Balestrate, buon compleanno Dominic.
GRAZIA VALENTINO, LA PRIMA DONNA BALESTRATESE LAUREATA
Questa è la storia di una donna simbolo della comunità balestratese. La vogliamo ricordare oggi per la festa delle donne, in un momento difficile per tutta l’Italia.
Grazia Valentino nasce a Balestrate il 12 febbraio 1906 da papà Salvatore e mamma Lucia Cipolla. Prima di 5 figli, è una donna determinata e generosa.
Ama studiare, leggere, disegnare abiti, vestire le sorelle, scrive e inventa ritornelli, poesie, ama cantare e suonare il pianoforte. È estrosa, talentuosa, abile in tutto quello che fa.
Commercianti e artigiani si rivolgono a lei per la contabilità e tutti gli adempimenti burocratici dei negozi. E lei risponde presente, sempre, continuando a studiare e a viaggiare per Palermo, raggiungendo l’ambito traguardo della laurea, a quel tempo non semplice per nessuno. Le cronache ricordano Grazia Valentino come la prima donna laureata di Balestrate.
Grazia aiuterà gli altri ragazzi del paese nello studio, trasmetterà valori morali fondamentali. Sarà un riferimento per tanti giovani.
Balestratesi.it racconterà altri dettagli della sua storia in un progetto in cui saranno ricordati alcuni balestratesi di successo. Persone ambiziose, tenaci, divenute celebri in tutto il mondo.
Balestrate è una comunità di persone di grande valore. Balestrate ha nel Dna il successo e può aspirare a traguardi molto importanti, se solo lo vorremo davvero. Se solo avremo l’ambizione di provarci.
**STORIE DI BALESTRATE**
LE SORELLE VALENTI, LE REGINE DEL CICLISMO
Sfreccia la bici lungo la via Segesta. Corre, gira al belvedere, si immette nel corso. Zzzzzumm, zzzzumm, pedala, pedala, riscende in via Segesta. È un sabato mattina come tanti a Balestrate. Gli anni Ottanta hanno appena regalato la vittoria dei mondiali all’Italia. Il calcio appassiona tutti, unisce, riscalda i cuori. La vita scorre tranquilla per le strade.
Nel corso principale sfreccia una bici. Passa davanti a una 127 bianca. Accanto c’è un uomo che sta per salire a bordo ma quasi viene investito. Si volta con lo sguardo e sgrana gli occhi, non ci crede. “A quanto andrà quella ragazza?” si chiede. Tira fuori l’orologio e inizia a cronometrare. Si chiama Salvatore Bonì, è un meccanico di 47 anni che ha la passione per le due ruote. È uno che se ne intende. Capisce che c’è qualcosa di speciale. La contatta e inizia ad allenarla.
La ragazza sulla bici è Maddalena Valenti, ha 15 anni e ha ereditato la passione per le due ruote dal padre, che però non è uno sportivo. Usava la bicicletta per spostarsi e andare al lavoro, talvolta ci andava anche a Palermo. Maddalena ha una sorella gemella, Franca, e anche lei è un portento. La seguirà negli allenamenti. In salita è fortissima. Una scalatrice con una forza impressionante. Con Maddalena, che è una velocista, la coppia è perfetta.
Le sorelle Valenti esordiscono ad Alcamo mettendo a segno una clamorosa doppietta che spiazza tutti. Sarà il primo di una lunga serie di successi. Sponsorizzate dai vini Dara, in cinque mesi vincono tutte e 19 le gare in programma. Un incredibile en plein. Maddalena Valenti si laurea campionessa regionale donne. È il 24 giugno 1984, tutta Balestrate è in festa.
Il risultato attira la curiosità della stampa regionale. Da Palermo si presenta in casa Bonì il giornalista Gaetano Sconzo. È una delle penne più importanti del quotidiano L’Ora, che resterà in edicola fino ai primi anni Novanta prima di cedere alla crisi. “Pane, bici e fantasia per le Kessler volanti”: così titola il giornale dedicando un’apertura a Maddalena e Franca. Che però, scrive il giornalista, non riescono a trovare uno sponsor per il grande salto in questo sport.
La notizia arriva alle orecchie di Francesco “Ciccio” Ingrilli, uomo facoltoso di Capo d’Orlando che passerà alla storia per avere portato i mondiali di ciclismo in Sicilia nel 1994, disputati tra Palermo, la stessa Capo d’Orlando e Agrigento. È la figura più importante del ciclismo siciliano del momento e decide di scommettere sulle sorelle Valenti.
Le porta nella sua casa di Capo d’Orlando per iniziare un duro allenamento. Maddalena e Franca accettano, ma ben presto continueranno nella loro Balestrate. Sono troppo piccole per stare lontano da casa. Ingrilli però le seguirà, donando loro due bici in carbonio leggerissime e professionali, come non ne avevano mai viste prima. Crede molto in loro.
Il 1985 è l’anno della svolta. Ingrilli iscrive le due ragazze ai campionati italiani. Le due sorelle sono in rampa di lancio. È persino pronta una pubblicità col campionissimo Moser. La prima tappa parte da Rimini. Maddalena e Franca sono emozionatissime, vedono passare accanto a loro cicliste del calibro di Maria Canins, una delle più forti cicliste di sempre. Si parte. Tutta Balestrate fa il tifo per loro, parenti e amici sono riuniti davanti alla tv trasmesso dalla Rai. Si parte. Anni di sacrifici, di allenamenti e corse, ma adesso è l’ora di raccogliere i frutti sperati.
Non passa molto quando in tv sembra accadere qualcosa. Le telecamere inquadrano volti preoccupati, c’è un nugolo di gente. Maddalena Valenti ha avuto un incidente. In discesa è uscita fuori strada. Rottura della tibia e del braccio. In pochi secondi, il sogni è infranto. La comunità balestratese è incredula. Tornerà a casa con la sorella, ci vorranno alcuni mesi per riprendersi, ma l’entusiasmo per quello sport sarà come svanito.
Maddalena ha sempre amato il calcio, sport che però, a livello fisico, è incompatibile col ciclismo. Dopo l’infortunio decide di dedicarsi solo al pallone. Vuol fare quello che le piace davvero. E così, da sportiva col Dna vincente, ottiene ancora trionfi. Con la squadra Albatros si laurea campionessa regionale. Ma questa è un’altra storia, l’ennesima storia di balestratesi di successo.
Questo racconto sarà pubblicato assieme ad altre storie di balestratesi illustri in occasione dei 200 anni dalla nascita del Comune di Balestrate.