Porto di Balestrate, allarme rosso del gestore: debiti, pratiche a rilento e servizi bloccati, così è crisi

La società che gestisce il porto di Balestrate è in crisi, riduce il personale, non riesce a svilupparsi. Il sogno del paese di crescere sulle ali del turismo nautico è al palo e rischia di affondare. Il motivo? La società segnala ritardi in alcune richieste avanzate alla Regione, e a causa di questi ritardi non ci sono i servizi tipo bar, minimarket e bagni accettabili che attirerebbero le navi più grandi.

La situazione sembra grave, lo stesso revisore dei conti, che ha il compito di monitorare la situazione societaria, ricorda la necessità di “istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile che favorisca l’emersione tempestiva della crisi”. E ritiene “indispensabile che venga disposta una contabilità generale attendibile e che si provveda, alla redazione di report mensili (o almeno trimestrali) economici, finanziari e patrimoniali”. Saranno pure i soliti tecnicismi di rito per cautelarsi da ogni rischio, ma la situazione preoccupa l’economia balestratese.

Di tutto questo, l’amministrazione sa qualcosa? Non è il caso di informare la cittadinanza su un tema così importante? Da decenni si aspetta l’entrata in funzione del porto e adesso tutto pare stia precipitando.
A lanciare l’allarme è lo stesso l’amministratore unico di Marina di Balestrate, Renato Marconi, in fase di approvazione del bilancio 2018. Sono parole sue: il bilancio della società che gestisce il porto di Balestrate “riporta una perdita di 49.769 euro e quindi nessun significativo miglioramento rispetto allo scorso esercizio, dalla quale stenta ad uscire per una serie di motivazioni legate a fattori esterni”.

Ma i 50 mila euro di perdita probabilmente sono niente per un colosso come il gruppo Marinedi. Infatti sono stati ripianati. C’è poi tutto un giro di quote societarie rilevate e cedute, di partecipazioni, su cui più avanti approfondiremo. Qui il problema al momento è un altro:  la società non riesce ad avere introiti importanti, spende più di quanto incassa, non investe e denuncia problemi burocratici. Non sembra esserci prospettiva futura e a queste condizioni quale impresa investirebbe in un territorio? La politica balestratese non dovrebbe schierarsi con nessuno se non con i cittadini, con l’economia del nostro paese. Bisogna vederci chiaro e intervenire con fermezza.

Qualche numero: ci sono debiti per 640 mila euro. Nel 2018 l’azienda ha ricavato 146 mila euro da ormeggi, transiti, parcheggio e diritti vari. Solo per il personale, tra salari, oneri sociali e tfr, sono stati pagati 140 mila euro. Tra i debiti risultano quasi 32 mila verso l’Inps.

Perché il porto non funziona? Marconi spiega che la situazione della Marina di Balestrate è “condizionata fortemente dalla mancanza di alcuni servizi essenziali che consentano di intercettare la domanda di ormeggio da imbarcazioni di medio taglio. Le piccole imbarcazioni, che sono presenti ben oltre le aspettative, non sono influenzate dalla presenza dei servizi. Invece le imbarcazioni di medio taglio, che possono garantire un consistente incremento dei volumi, sono fortemente influenzate dalla presenza di ausili accessori quali servizi igienici e docce in strutture qualitativamente accettabili, come servizi collaterali come bar, mini market, ecc…”. Dunque il porto non è così male, piace, secondo Marconi le piccole barche arrivano, sono attratte. Ma le barche più grandi no perchè mancano servizi. E senza  barche più grandi, niente guadagni, niente assunzioni, niente sviluppo.

Perché ancora oggi non ci sono i servizi? Sempre Marconi spiega che la causa sono i “ritardi con cui gli uffici regionali stanno procedendo all’approvazione delle varianti richieste, finalizzate appunto all’installazione di tali servizi”. Insomma, colpa della Regione. Ma l’amministrazione locale sapeva nulla? Non è il caso di attivarsi subito e chiedere alla Regione spiegazioni? Non è il caso di coinvolgere la cittadinanza? Anche l’opposizione deve concentrare tutte le forze che ha dimostrato di avere su questo fronte.

La riunione in cui è stato approvato il bilancio e sono state dette tutte queste cose si è tenuta lo scorso maggio a Roma. Sette mesi fa. Adesso che finalmente è stato pubblicato il bilancio 2018 della società apprendiamo il contenuto. La politica balestratese sapeva di questi problemi? Il sindaco ha parlato nel tempo con Marconi come dovrebbe fare normalmente un amministratore con una delle più grandi società del territorio? Se lo ha fatto, perché non informa i cittadini su questo importante problema e su cosa è stato fatto?

La situazione è delicatissima. La società ha già preso provvedimenti. Marconi spiega che “si è intervenuto per ridurre i costi fissi, ed in particolare i costi di staff attraverso una riduzione della pianta organica sempre, comunque, in modo tale da mantenere adeguata la struttura organizzativa”. Già c’era poco personale in servizio, ora si riduce ancora di più. Per migliorare Marconi ha preso un’altra iniziativa: “Ha promosso un accordo di partnership fra l’attuale gestore del cantiere ed un soggetto di rilievo a livello regionale nel campo delle attività di charter e già nel corso dell’anno è previsto un incremento della presenza di imbarcazioni di lunghezza oltre i 14 metri”.

Poi altra notizia su cui sarebbe opportuno fare chiarezza: “Nell’anno in corso è previsto l’incremento dei ricavi per l’affidamento in gestione del cantiere, con conseguente aumento delle entrate di circa 30 mila euro”. Nella speranza, dice, “di avere un contributo più significativo nell’incremento dell’attrattività di imbarcazioni di taglia media”. Cioè un colosso della nautica che si muove per incassare 30 mila euro. A chi è stato affidato il cantiere? L’amministrazione è a conoscenza? Sembra un film già visto. (Edit: trattandosi di bilancio approvato nel 2019 ovviamente ci si riferisce a un affidamento che sarebbe già effettuato)

E ancora: la società Marina di Balestrate, di fronte a questa crisi, sta ricorrendo a un aumento di capitale cercando aziende locali. Cerca soldi. “L’amministratore è attivo da tempo nella ricerca di partner locali interessati ad assumere una partecipazione nella società, in aumento di capitale. Vi sono alcuni contatti in corso che si spera possano garantire i risultati sperati entro brevissimo tempo”. Significa in sostanza che si cercano finanziatori ma senza cedere quote. Si cercano soldi, ma bisogna capire chi entrerà in società, con quali obiettivi. Si dice che siamo in dirittura d’arrivo. Chi sta entrando? Servono rassicurazioni, urgentemente.

Rassicurazioni che non sono di certo arrivate dal revisore dei conti, anzi. Gianfranco Di Giacinto, che monitora i conti dell’azienda, è un tecnico e usa dichiarazioni che fanno parte della prassi, per ovvia cautela nei confronti del proprio ruolo. Leggiamo e riportiamo: si chiede “di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile che favorisca l’emersione tempestiva della crisi”. E poi chiede altre misure come “la capacità di valutare tempestivamente se l’azienda si trovi o anche solo possa trovarsi in futuro in una situazione di crisi ossia di insolvenza prospettica”. Conclude il revisore: “In un’ottica di prevenzione della crisi d’impresa diventa fondamentale l’implementazione da parte della società di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati sia da un punto di vista amministrativo sia di controllo, per la salvaguardia della continuità aziendale”.