Porto di Balestrate, ecco il progetto: poche assunzioni ma tanti, tanti soldi in circolo da sfruttare

Non vi aspettate centinaia di assunzioni, ma affari per milioni di euro da sfruttare. Il porto di Balestrate, a regime, ospiterà circa 650 posti barca e garantirà opportunità di lavoro per tutti coloro che vorranno investire a Balestrate. Il sogno di un posto da dipendente, però, sarà cosa per pochi professionisti. Insomma, cominciate a pensare all’idea di aprire un’attività turistica, ricettiva, nella ristorazione o nel settore della nautica, se davvero volete scommettere sul futuro di Balestrate. Ma scordatevi di andare a bussare alla porta del politicotto per avere un contratto.

E’ quanto emerge dallo studio diffuso dalla società Marina di Balestrate che gestirà il porto per i prossimi 20 anni. La pupiata e la passerella per incensare politici e rivendicare presunti successi ha lasciato ben poco. Sappiamo del ruolo principale giocato dall’assessore Maurizio Croce e dal dirigente Maurizio Pirillo. Alla fine, però, come ha detto il capo del gruppo Marinedi, Renato Marconi, non è che ci sia da premiare e o fare statue a nessuno: il porto si è sbloccato solo perché tutti hanno fatto finalmente, e semplicemente, il proprio dovere. Per la serie “beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”. Questo continuo tentativo di accreditarsi agli occhi della gente come i salvatori della patria è davvero noioso e ci ha stufato.  Ora la gente vuole i risultati. A Balestrate e nei Comuni del comprensorio.

 

Partiamo dal conoscere la società che lo gestirà: il Gruppo Marinedi conta 8 porti operativi in Italia e altri 3 in costruzione. Al momento vanta una rete di 3.400 posti barca che punta praticamente a raddoppiare quando saranno ultimati i lavori nei porti in costruzione e ha l’obiettivo di mettere a disposizione nei prossimi otto anni almeno 15 mila posti barca. E poco importa se a Balestrate saranno 650: Marconi ha spiegato che il punto di forza sarà la rete di porti, la possibilità cioè di promuovere ogni località all’interno di tutte le strutture del gruppo.
In una prima fase, è chiaro, il porto non sarà pienamente a regime. Abbiamo sentito le prime interviste con numeri sparati a casaccio. Ecco invece i dati diffusi dalla società: entro il 2016 saranno pronti i primi 150 posti barca e saranno investite le prime risorse per mettere in sesto il porto. Tra due anni il Marina di Balestrate potrà ospitare 625 imbarcazioni, di cui 67 dedicate alla pesca. Ulteriori interventi porteranno a regime i posti barca a 650.

Ma andiamo alla parte che tutti aspettano, quella relativa all’occupazione. Secondo uno studio della società, ci sarà un giro di affari da 10 milioni: in un anno i lavori di costruzione ammonteranno in tutto a 6,2 milioni mentre la spesa nel territorio sarà di 3,8 milioni. Cioè ci saranno 10 milioni che saranno messi in circolazione e “distribuiti” a imprese, negozi e attività commerciali. A regime invece il personale conterà 11 dipendenti a tempo pieno e 3 part-time. In sostanza almeno in questa prima fase niente boom di assunzioni dirette. Di certo, gli investimenti per 10 milioni evidentemente garantiranno una grande boccata d’ossigeno al territorio e a lungo andare aiuteranno le imprese del circondario a crescere per tornare ad assumere.

Per far questo, però, bisogna anche attendere e sperare nella crescita del porto. Una missione non certo impossibile per Gianni Moscherini, presidente della società e in passato alla guida dell’Autorità portuale di Civitavecchia, e scusate se è poco. Moscherini si troverà di fronte a un flusso turistico che conta in Sicilia 103.400 giornate di ormeggio annue, 547.000 presenze turistiche di cui 53% italiani, e potrà lavorare contando su circa 50 società di charter presenti in Sicilia di cui la metà nella sola provincia di Palermo. E poi, si legge nella relazione della società, “il Marina di Balestrate si situa in posizione centrale rispetto alle città portuali di Palermo e Trapani, nel mezzo delle rotte marittime che collegano le isole Eolie alle Egadi, ed a pochi km dall’aeroporto di Punta Raisi”. Manca qualcosa?

I numeri ci sono, le competenze pure. E malapolitica e burocrazia lumaca sono ormai alle spalle. Non ci resta che vigilare. L’amministrazione comunale dovrebbe invece iniziare a pensare a forme di sgravi e incentivi per le imprese del territorio e a garantire servizi sempre più efficienti e migliorare la vivibilità del paese. Iniziando magari a limitare fortemente la circolazione di auto: basta copiare da qualche paesino che sta meglio di noi come San Vito. Fatto il porto turistico, insomma, bisognerà fare il paese turistico. E di quello ancora non c’è nemmeno l’ombra.

ECCO LA SINTESI DEL PROGETTO DI SVILUPPO DEL  PORTO DI BALESTRATE:

Clicca qui per leggerla(formato pdf): presentazione balestrate