Tre anni per avere il via libera per effettuare dei lavori. Un tempo infinito per realizzare un centro benessere all’interno del proprio residence turistico. Un tempo infinito tra burocrazia, dinieghi, ricorsi e alla fine il via libera. In un paese in cui ormai non funziona più niente o quasi, vi raccontiamo la storia di un’azienda che nel febbraio 2019 aveva presentato al Suap, lo sportello unico delle attività produttive, una richiesta, poi comunque lavorata da altri uffici, di permesso per dei lavori nella sua struttura ricettiva.
L’imprenditore ha prima ricevuto un primo ok a effettuare alcuni lavori per poi vedersi negata l’autorizzazione. Dunque la procedura non è mai andata a compimento. A revocarla è stata la dirigente comunale dello stesso ufficio, che ha avocato a sé il procedimento in precedenza curato da un altro dipendente perché, a suo avviso, ci sarebbero stati dei gravi errori nel rilascio del nulla osta. Dal canto suo l’imprenditore si è opposto e ha fatto ricorso al Tar sostenendo di avere diritto a costruire. Una vicenda incredibile che anche dopo l’approvazione del nuovo piano regolatore che avrebbe dovuto sanare la situazione ha visto una serie di altre lungaggini.
Una vicenda folle che si appresta solo ora a essere chiusa. Nei giorni scorsi, a distanza di tre anni, è arrivata la concessione in deroga con una determinazione sindacale.
L’iter è stato tribolato. In sostanza l’imprenditore sosteneva di voler realizzare i lavori dentro al perimetro della struttura turistica per la quale aveva la licenza. Secondo il Comune invece siccome l’area nel piano regolatore era individuata come fondo agricolo, non potevano essere fatti i lavori. A ottobre 2019, otto mesi dopo la presentazione dell’istanza, l’ufficio ha comunicato l’approvazione dell’iter e la richiesta di pagamento degli oneri concessori subito saldati, 2.900 euro circa. L’azienda però sostenendo che l’iter si è fermato nuovamente, a novembre ha presentato una richiesta di accesso agli atti. A questo punto è intervenuta la dirigente dell’ufficio, Patrizia Pellecchia. È iniziata una fitta corrispondenza tra la dirigente e il responsabile del procedimento e alla fine la dirigente ha deciso di “annullare in autotutela il rilascio implicito per silenzio-assenso sulla richiesta di permesso di costruire in argomento e concludere il procedimento con un provvedimento espresso, nel caso in esame, di diniego del rilascio”. Dunque stop a ogni tipo di autorizzazione ai lavori.
La struttura alberghiera, lo storico residence Villaggio Petruso, ha quindi presentato a marzo 2020 un ricorso al Tar assistita dall’avvocato Bonaventura Lo Duca. Il Comune nel frattempo ha deciso di opporsi al ricorso al Tar dando incarico a un avvocato. Si sono celebrate le prime udienze. Il resto è cronaca degli ultimi giorni. Il nuovo piano regolatore avrebbe dovuto sanare la questione ma l’iter si è comunque dilungato. Adesso manca poco. Tre anni dopo la domanda presentata dall’azienda che opera nel turismo, si potranno fare i lavori. Già, il turismo.