Oggi a Palermo era previsto un nuovo incontro sul porto all’assessorato al Territorio. Credeteci, non sappiamo neanche come sono andate le cose, ma sabato abbiamo avuto modo di approfondire l’argomento e vi spieghiamo passo passo cosa sta succedendo. Non prendiamo nessuna posizione, proviamo solo a ragionare e a informarvi su quanto sta accadendo. Poi ognuno di voi si farà un’idea.
In breve succede questo: la Regione dovrebbe chiedere un altro parere sul porto e i tempi si allungheranno. Il Comune chiede di affidare subito il porto ai romani che sono pronti ad andarsene e chiedere un risarcimento milionario se non saranno accontentati. Ma se imprenditori palermitani che fanno capo a Guccione di Marina di Villa Igiea, prima soci dei romani e oggi in rottura, chiedono di far riaprire il bando altrimenti fanno loro ricorso.
IL DIRIGENTE NON FIRMA
Immaginate di essere il dirigente che oggi si trova sotto pressione per firmare l’apertura del porto. Da un lato i romani che minacciano ricorsi milionari se il porto non apre. Dall’altro lato i palermitani che vogliono che si faccia un nuovo bando. Poi le questioni irrisolte dei lavori da fare (chi li paga?), di mezzo porto coinvolto in inchieste, delle ombre rimaste sulle procedure di gara. Morale della favola: il dirigente, di firmare, non ne vuole sapere. E la politica cosa fa? La politica è concentrata nella volontà dell’assessore Sgarlata, da poco trasferita al Territorio, che ha dato una sorta di ultimatum al dirigente: lo scorso fine settimana lo ha invitato a studiarsi per bene la vicenda così che lunedì, cioè oggi, avrebbe dovuto firmare e scrivere la parola fine. Ma il dirigente, a meno che non abbia cambiato idea nella notte, non firmerà. I motivi sono tanti: primo perché non è chiaro chi pagherà i danni che si sono creati, secondo perché non capisce se questa società, che è cambiata rispetto a quella che ha vinto la gara, se è solida, se ha sempre i requisiti, terzo perché tanto il porto alla fine aprirebbe a metà. Quarto, addirittura perché non sembra chiaro se questa società poteva partecipare al bando costituendo solo successivamente la società.
E allora, che farà? Dovrebbe chiedere un altro parere, l’ennesimo, questa volta all’Avvocatura dello Stato: in parte, siamo onesti, c’è da capirlo: ma voi firmereste 20 anni di carte imbrogliate col rischio di dover poi pagare i danni? Ma è mai possibile che ancora oggi non ci siano le condizioni, dopo 10 anni, per aprire il porto? Ma se non si può aprire, evidentemente qualcuno ha sbagliato in passato: chi ha sbagliato paghi! Se la Regione oggi dice: il porto non si può aprire perché in passato sono stati fatti errori, chi ha sbagliato deve risarcire Balestrate! E’ qui che il Comune deve puntare i piedi!
Ma il dirigente ha un’altra idea su cui è contraria l’assessore, cioè quella di riaprire i termini del bando e inserire ad esempio una clausola che chi vincerà dovrà realizzare i lavori. Scelta che sarebbe ben accolta dai palermitani che fanno capo a Guccione di Villa Igiea. Ma questa soluzione fa gridare qualcuno all’”inciucio”. Che può fare l’assessore? Rimuovere il dirigente? Crocetta che ne pensa? La politica locale lo ha informato?
LA STRANA POSIZIONE DEL COMUNE
L’altro partito, quello dell’”apriamo subito il porto”, vede in prima linea il sindaco. Diciamo la verità, l’unica cosa che poteva fare il primo cittadino in questa storia, dove il Comune non conta nulla, era quella di fare pressioni, protestare, andare in assessorato. Ebbene, è apprezzabile e innegabile che il sindaco abbia fatto il massimo in questo, forse poco sostenuto dal Consiglio e dalla maggioranza. Ma nel rendere merito al lavoro del sindaco, bisogna anche analizzare (e non giudicare) la sua posizione: bene ha fatto a schierarsi completamente dalla parte dei romani? C’è una scelta del Comune che ha fatto forse irritare la Regione, che è stata quella di rinunciare a priori alla gestione provvisoria del porto, cosa che invece per anni l’amministrazione, riconducibile a questa maggioranza, aveva fatto ai tempi di Bonaviri anche se con affidamenti diretti. Cosa è cambiato? Perché questa strategia? E se a in primavera, si chiedono gli attivisti, si fosse fatto un bando pubblico, aperto a tutti, per una gestione provvisoria in attesa di risolvere la questione? Certo, si sarebbe scontentata l’impresa romana, con cui si è schierata l’amministrazione. E poi, politicamente, amministrazione e consiglio potevano fare di piu? Sono sempre a caccia di voti per i deputati, e nessuno ha incontrato Crocetta? Che influenza hanno?
Morale della favola: a Palermo ci raccontano di urla, liti, scontri furiosi in assessorato, con gli imprenditori romani, il dirigente, sindaco e vicesindaco, assessore, che si scontrano quotidianamente su una vicenda che è a un punto morto. Il dirigente non si prende la responsabilità di firmare per affidare il porto ai romani perché non ci vede chiaro. L’ultimatum dell’assessore partorirà solo l’ennesima richiesta di parere. I romani hanno formalmente minacciato la Regione di affidare la gestione del porto entro un mese o andranno via e chiederanno milioni e milioni di risarcimento. Se avranno il porto loro, a fare ricorso forse saranno gli imprenditori palermitani, che ora sono esclusi ma vogliono mettere le mani sul porto. Tra romani e palermitani non si riesce a trovare un accordo, assurdo.
In tutto questo, il porto è abbandonato, sporco, nelle mani di vandali e camperisti. Sembra che abbia fatto scalpore la telefonata con la quale abbiamo chiesto chiarimenti alla Guardia costiera, che ci dicono pare sia intervenuta per rimettere ordine al porto proprio dopo la nostra telefonata. Tanto che qualche politico ci dicono che abbia cercato di accollare la colpa a noi, a quella telefonata che ha fatto scruscio e infastidito qualcuno. Ci vogliono usare come capro espiatorio delle loro malefatte, insomma. Peccato che l’intervento per sgomberare qualche barca, così come ci segnalano dei cittadini, sia datato prima della famosa telefonata. Per cui pensate a risolvere i problemi veri del paese e non ricadete nell’errore dei vostri predecessori, di dare la colpa a chi racconta la verità, piuttosto che a chi vuole nasconderla.