Nel litorale balestratese sottostante il centro urbano, per il volere della natura, il susseguirsi di tre promontori aveva conformato tre calette che da est verso ovest sono state: Cala del Capone-Calatacupone, scaro vecchio e spiaggia dei pescatori. Le tre calette erano dotate di spiaggia poco profonda ma sufficiente per consentire, per secoli, ai pescatori di Balestrate di utilizzarle per il riparo a terra delle loro piccole imbarcazioni. Tutte e tre le calette erano servite da serpiginosi e ripidi viottoli che consentivano ai pescatori di superare, in breve tempo, il dislivello tra la spiaggia e il paese.
La prima caletta (tra sotto la stazione ferroviaria e il promontorio dell’ex Conchiglia), Cala del Capone-Calatacupone, ha perso la sua conformazione incassata nella terraferma per essere stata trasformata in ampia spiaggia dall’abbondante apporto di sabbia generato dalle correnti modificate dalle opere portuali.
I lavori di costruzione del porto hanno conglobato la seconda caletta, lo scaro vecchio, e gli scogli che si spingevano, con la loro irregolare distribuzione triangolare, verso il largo, luogo da cui si dipartiva il “piede” della antica tonnara.
La perdita delle due calette ha costituito un caro tributo ambientale pagato dalla comunità nella prospettiva di vantaggi socio-economici che, purtroppo, Balestrate ancora non vede.
Rimane la terza caletta, la spiaggia dei pescatori, l’unica superstite delle tre. Nel passato, ancor prima della elevazione di Balestrate a comune, è stata lo “scaro”, luogo di arrivo e partenza, luogo di vita in cui trovavano incubazione le speranze dei pescatori e delle loro famiglie e da cui sovente se ne traevano delusioni. È stata utilizzata sino a pochi decenni or sono per il riparo delle barche da parte di alcuni pescatori e da diportisti. Una spiaggetta ghiaiosa e di ciottoli le cui ali laterali sono costituite da una parte dagli scogli a ridosso del molo del porto e dall’altra parte da una piccola serie di scogli che si continuano in maniera irregolare sino alle “grotte”. Le preziosità della falesia che sovrasta la caletta e delle acque antistanti sono state mirabilmente descritte dal geologo Antonio Cusumano e dal biologo marino Giovanni D’Anna.
Negli anni ’90-2000, quella spiaggetta era frequentata da una trentina di aficionados e da altri bagnanti occasionali che nelle giornate estive preferivano quella caletta silenziosa alle più gettonate, vacanziere e chiassose spiagge di levante e di ponente. Le acque limpidissime consentivano e consentono ancora di osservare la quotidianità dell’habitat, della flora e fauna marina senza l’ausilio di maschera.
All’inizio degli anni 2000, l’attesa per quel contesto ambientale era un sentimento carico di aspettative: i lavori del porto, la scaletta di accesso da Via Segesta aveva avuto già un primo restyling e i lavori per la costruzione di una nuova struttura ricettiva là dove sorgevano i ruderi delle case di Don Serafino.
In quegli anni, sono state fatte richieste per portare nella spiaggetta iniziative imprenditoriali che avrebbero sconvolto e verosimilmente deturpato irrimediabilmente quei luoghi. La mobilitazione degli aficionados e di molti altri cittadini è stata pronta con l’interessamento della stampa e con la sottoscrizione di una petizione motivata che è stata portata all’amministrazione comunale, alla Capitaneria di porto, al Prefetto e ad altri organi competenti, perché fosse conservata e preservata la natura di quei luoghi. Bisogna riconoscere che se questo è avvenuto è stato sicuramente per la forte volontà dei cittadini ma anche per la volontà del mondo istituzionale, politico e imprenditoriale di allora che ha dato priorità a ciò che sarebbe stato meglio per Balestrate. Tutti questi eventi hanno contribuito ad aumentare la sensibilità e l’attenzione per quei luoghi e si sono susseguiti i progetti per migliorare la costa sovrastante la spiaggetta e la scaletta di accesso.
Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 un nuovo movimento cittadino ha chiesto a gran voce di ripristinare quel luogo valorizzandolo con iniziative culturali e sociali, come una mostra fotografica permanente con le foto dei pescatori storici di Balestrate e audio in filodiffusione con la voce dei pescatori.
L’appello del movimento è stato colto dalla politica e dopo le elezioni del maggio 2017 la nuova amministrazione – sindaco Vito Rizzo e assessore Giovanni D’Anna – ha avviato un progetto di recupero. Gli ultimi lavori del restauro e del completamento della scaletta sono stati terminati da pochi giorni e hanno consegnato un ambiente sapientemente rivisitato e stilisticamente piacevole. Un plauso è dovuto alle amministrazioni, attuale e precedenti, che si sono impegnate a tal fine.
A questo punto, si impone il completamento dell’opera con la bonifica della spiaggetta, con la rimozione di vecchi manufatti e materiali vari depositati per ridare un aspetto rigorosamente disegnato dalla natura, e la cura quotidiana dei luoghi. Si otterrebbe un contesto amabile, paradisiaco per bellezza a atmosfera che meriterebbe di essere portato all’attenzione dei concorsi tematici (Concorso web “La più bella sei tu” di Legambiente, Bandiera Blu, ecc.) in grado di portare il nome di un sito alla ribalta nazionale e internazionale. È una occasione che non possiamo far passare senza un nostro impegno e questo deve costituire un verso per procedere al recupero di altre aree di grande bellezza.
Salvatore Campo e Riccardo Vescovo
Post scriptum. Nell’immagine, riportata dal Giornale di Sicilia del 6 agosto 2006, a fianco dell’articolo sulla spiaggia firmato da Riccardo Vescovo, c’è ne è un altro firmato dal prof. Domenico Tuzzo che comunicava che il Consiglio comunale di Balestrate, presieduto dal dott. Salvatore Milazzo, aveva approvato un progetto della Provincia per la demolizione e ricostruzione a monte del ponte stradale sul fiume Jato perché “degradato e pericolante”.
È possibile che dopo tredici anni i tecnici della Città Metropolitana di Palermo che ha conglomerato alcune funzioni della Provincia possano pensare che quel vecchio e pericolante ponte possa essere riabilitato con quattru cazzulati di quacina? Nel mentre, le amministrazioni di Balestrate e Trappeto stanno a guardare.