Questo sito internet è un blog, un diario, una punto di riferimento per chi vuole discutere di fatti e politica balestratese. È un’iniziativa personale che va avanti dal 2004, che prova a informare e creare dibattito. Può piacere o meno, questo è chiaro, di certo non ha l’ambizione di essere Vangelo e non obbliga nessuno a seguirlo.
È una premessa doverosa da fare nelle elezioni segnate dal fanatismo politico in salsa balestratese, dove chiunque ha potuto dire la sua, più o meno consapevolmente, su ciò che va o non va in paese, su cosa serva o meno, su quale priorità puntare. Un caos che probabilmente ha trovato il culmine in una discussione su una graziosa vignetta che mi hanno segnalato e che ha visto decine di commenti su un tema fondamentale per lo sviluppo di Balestrate, direi cruciale per la vita economica e sociale: le parolacce, si possono dire o no, è giusto dirle o no? E in pubblico?
Questa situazione, in cui il livello politico si è pericolosamente abbassato sotto la soglia di sopravvivenza, per me ha avuto comunque un grande effetto, quello per la prima volta di fare capire chiaramente che non può più essere il cittadino balestratese il perno su cui far ruotare la vita di questo paese. Adesso serve una scintilla, servono decisioni scomode, servono idee drastiche, servono scommesse da dentro o fuori. Lasciate stare le solite cavolate da ordinaria amministrazione. Qui serve qualcosa di nuovo, come è stato il Cous Cous fest a San Vito, consapevoli però che il Cous Cous Fest non è diventato quello che è per mano di qualche assessoricchio o consigliere illuminato, ma semplicemente perché affidato a un’agenzia di comunicazione di alto livello che ha messo in piedi una imponente macchina di marketing. Hanno affidato qualcosa a chi quella cosa la sa fare. Servono idee forti. Mega isola pedonale, viabilità stravolta, eventi unici che possano costringere ogni santa persona atterrata a Birgi o Punta Raisi a trascorrere un giorno a Balestrate. Magari una ricostruzione della storia di Balestrate con figuranti da realizzare ogni venerdì d’estate, stimolando il turista a prenotare un week-end. Serve qualcosa di drastico, anche impopolare, che vada oltre la sufficienza con cui è stato amministrato questo paese in questi anni e che soprattutto non tenga conto delle primordiali esigenze dei cittadini.
Credo che uno dei veri problemi di Balestrate sia proprio quello di essere stato amministrato in questi anni in un modo che va tra il mediocre e il sufficiente, in un modo che ha garantito il galleggiamento al paese, che ha accontentato e non ha spaventato. Era meglio avere davvero qualche amministrazione completamente disastrosa, in modo da poter dare una bella scossa a questo paese. Un esempio banale: noi tutti ci lamentiamo per i rifiuti, mettiamo in evidenza lacune e problemi della differenziata, però poi ci troviamo livelli di raccolta altissimi e allora ogni ambizione, ogni desiderio di migliorare le cose rischia di livellarsi. E il cittadino in tutto questo galleggiare si culla, si tranquillizza, e ogni altro scossone è visto anzi come pericoloso. Ricordate la storia di Vito Rizzo candido e puro, 5 anni fa, come è andata a finire? La gente vuole certezze, si accontenta del 6 in pagella, non vuole pericolose novità e cambiamenti, non rischia un 8 per poi fare brutta figura.
Capite il mio ragionamento? Non è mancanza di fiducia nel cittadino. È che secondo me per ora, in questa fase storica, tocca alla politica prendersi i suoi rischi. Adesso il cittadino deve votare i candidati prescelti secondo un atto di fede e affidarsi completamente a loro. Tramite una fede politica, una fiducia cieca che al di là di tutti i problemi e dei rischi paventati, quel candidato sia in realtà quello giusto.
Nessuno potrà sapere l’effetto del ritorno al passato del gruppo di Lo Piccolo. La candidatura di Benedetto Lo Piccolo era attesa da anni. Una figura preparata, innovativa, per certi versi lungimirante, fuori dalle logiche provinciali di paese. Un bel progetto, certo, supportato da nuove e vecchie leve. Se non fosse che si pone dichiaratamente in continuità con l’esperienza 2007-2012. Come spiegare il tentativo di collegare quest’esperienza politica a un’altra che non ha avuto la forza di riproporsi, che si è sfaldata, che è stata bocciata? All’interno ci sono certo forze nuove, nuova linfa, nuove idee. Ci sono idee concrete e risultati già raggiunti in questi anni in ogni ambito, sportivo come scolastico. Ma ci sono anche tanti dubbi, tanti. Può essere credibile e vincente la riproposizione di un progetto perdente? Fede, non potrà essere scelto che per fede questo progetto.
Cinque anni fa Vito Rizzo era il nuovo, era il cambiamento, era l’assoluta novità, collaudata, sempre pronto a spendersi per il proprio paese. Era inattaccabile. Eppure ha perso. A vincere è stato il tanto vituperato vecchio. Adesso che Vito Rizzo guida quel vecchio, ora che si pone come progetto di svecchiamento, non va neanche bene. Se dovessimo guardare al panorama politico siciliano, Rizzo sarebbe quasi certamente uno dei migliori amministratori emergenti. Più grillino dei grillini in quanto a preparazione, più preparato di tanti deputati che per accedere ai fondi Ue sono costretti ad affidarsi a tecnici e consulenti. In questa esperienza, però, il vero nodo è: quale anima prevarrà del gruppo di Rizzo? Quella ambientalista, solidaristica, innovativa, o quella conservatrice, accentratrice, portatrice di pochi interessi? I vecchi sapranno arrendersi all’evidenza di un paese dove non c’è più trippa per gatti e affidarsi alle nuove e più preparate leve? Oppure come al solito faranno saltare il banco e rimescoleranno le carte appena saranno contrariati? Beh, nessuno può saperlo oggi. Fede, si dovrà votare per fede.
Poi ci sono i Cinque Stelle. Un Movimento che oggi a mio avviso rappresenta il miglior soggetto politico a livello nazionale per regole, principi, gestione interna. E però, però, ogni partito è fatto di persone. Questo soggetto, a Balestrate, non mi ha esaltato. La stessa campagna elettorale è sfumata in una continua contrapposizione tra noi e loro, noi i migliori e loro no. Dovevano essere le idee a fare la differenza, ma nel programma non vedo concretezza. Anzi, se da un lato leggo obiettivi più coerenti come la bandiera blu, i grillini immaginano fantomatiche olimpiadi del mare. Delle nuove leve in lista non mi pare sia emerso qualcuno in particolare. Curcurù è il tenace combattente di sempre, anche se io lo preferivo in versione comunista, più autorevole e credibile del rivoluzionario pronto a contestare persino un lembo di manifesto elettorale strappato. Mi incuriosiva Bernardo Cataldo, professionista molto stimato, ma mi ha lasciato perplesso il suo je accuse dell’ultima ora su alcune questioni come ex Conchiglia e Colonia, solo due progetti tra i tanti incarichi ottenuti in Comune giustamente e lautamente pagati (Edit: I 5 stelle hanno contestato questo passaggio chiedendo di citare le fonti. Non credo ci sia alcuna offesa. Mi sono semplicemente chiesto come mai contestare solo i due progetti più gettonati in campagna elettorale quando ne sono stati fatti altri come questo o questo. E’ una questione politica, non economica: giusto farsi pagare il lavoro, ma quando lo si porta in comizio diventa una questione politica. Perchè non contestare prima il fatto che i due progetti fossero stati messi nel cassetto? Perchè ad esempio non svelare pure magari qualche retroscena sulla strada di accessi al porto?). Insomma, se vinceranno i grillini di certo destruttureranno un sistema consolidato in questo paese ormai da anni. Lo faranno in meglio o in peggio? Fede, votarli sarà un atto di fede.
Come ogni cinque anni, questo è l’ultimo post di analisi prima del voto. Come avete avuto modo di leggere non ci sono stati attacchi furiosi, rivelazioni. Non c’è stato neanche alcun endorsement, vi confesso più per scaramanzia. Quello che doveva essere scritto su Balestrate è stato fatto. Quello che serve adesso è la consapevolezza che questo paese si sta lentamente spegnendo, che le risorse naturali si stanno esaurendo e si stanno rovinando tra l’incuria e uno sviluppo per niente ecosostenibile. Tra qualche tempo i pochi fortunati ad avere una posizione ben stabile si ritroveranno in un deserto da cui per forza fuggire, in un paese senza speranza.
E allora nell’augurare a tutti buon voto, vi lascio con un proverbio attribuito agli indiani che mi piace spesso ricordare:
“Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, solo allora ci accorgeremo che non si può mangiare il denaro”.