Se due indizi non fanno una prova, poco ci manca. Di certo creano preoccupazione, paura. Metti la speranza di un posto di lavoro, metti la possibilità di affidare un pezzo di porto chissà a chi, e allora sfido qualunque balestratese che conosce il territorio a non temere che come sempre tutto possa finire in un bel magna magna in salsa sicula.
Il primo segnale è arrivato dalle selezioni del personale. Due bandi pubblicati non per assumere lavoratori ma per creare un bacino da cui attingere. Un bando per creare una graduatoria “nell’ipotesi di assunzione”. Nell’ipotesi. Se fosse stata la Regione o un’altra pubblica amministrazione non ci avremmo fatto caso: di liste della speranza e di promesse di lavoro se ne vedono centinaia l’anno. Ma una società privata, che intende aprire un porto, che motivo ha di creare liste invece di assumere se ne ha bisogno? Vabbè, magari vogliono avere già le idee chiare sul personale disponibile per accelerare i tempi quando sarà il momento di partire. Ma quando si partirà? Boh, si vedrà. Intanto c’è un intero comprensorio già in corsa per un posto e i nostri politicotti, chiaramente, possono brindare. Se già su un bando per il salvataggio a mare, c’erano consiglieri che reclutavano bagnini, cosa succederà adesso? Ma andiamo avanti.
Il secondo elemento di preoccupazione arriva da un avviso con il quale la società Marina di Balestrate, che gestisce il porto, ha avviato una procedura per cercare una società con cui fare un accordo per riqualificare e completare il porto turistico. Questa società dovrebbe installare i pontili, le colonnine dei servizi e sistemare un po’ tutta l’area. Il costo dei lavori sarebbe di 800 mila euro. Ma attenzione: Marina di Balestrate, cito testualmente, “valuta la fattibilità di un percorso che possa includere, per la remunerazione delle attività, anche la cessione di parte dei diritti di uso e ormeggio sui posti barca”. Insomma, invece di pagare potrebbe regalare una fetta di gestione.
Se non fosse che per l’apertura del porto ci sono voluti oltre dieci anni dalla pubblicazione del bando, con scontri e guerre di ogni tipo, quasi quasi crederemmo alla favoletta della partnership imprenditoriale, della collaborazione. Qui però la situazione è delicata. Il rischio grosso, concreto, su cui sarebbe meglio fare luce, è che dietro al cessate il fuoco, dietro alla fine degli scontri, tra le imprese in gara, ci sia stato un accordo tacito. E che dunque alla fine più che lo sviluppo del porto e di Balestrate, si finisca col favorire lo sviluppo delle tasche di qualcuno. Insomma, ci siamo capiti: si favorirebbe un’attività imprenditoriale dove i soliti noti andrebbero a piazzare amici e parenti, dove il ricorso al lavoro nero sarebbe predominante e dove la mafia, proprio loro, rischierebbe di alzare la voce. Dove c’è il puzzo del compromesso, la mafia ci sguazza. Bisogna evitarlo.
Noi abbiamo sempre creduto ai romani, a questa cordata che si è trovata in mano quasi fortunosamente le quote di una società che poi si è aggiudicata la gestione del porto di Balestrate. Abbiamo sperato che mettessero la loro esperienza a servizio di Balestrate. La paura è che questi romani, qui da noi, possano subire qualche mutamento. Che scendano a patti, che facciano un passo indietro per chissà quali motivi.
Dove sono gli investimenti? Come si può credere e avere fiducia nello sviluppo di un’area se la prima mossa è tentare di effettuare dei lavori senza spendere un euro? Anzi, peggio ancora: senza spendere un euro e paventando la possibilità di regalare una fetta della gestione del porto a chissà chi, una gestione per la quale per decenni è stata combattuta una guerra ed è successo di tutto, attentati incendiari, minacce. Siamo tutti adulti e vaccinati per capire che sul porto oggi stiamo vedendo solo voti e promesse, mentre torna forte, acre, la puzza di qualcosa che nessuno di noi osa pronunciare.
C’è un’opposizione in Consiglio comunale a Balestrate che dovrebbe compiere l’ultimo passo avanti verso la piena maturazione politica. Questo gruppo, del quale fanno parte persone al di sopra di ogni sospetto, al di sopra di interessi privati, dovrebbe iniziare a prendere in mano carta e penna e aprire una seria corrispondenza con Corte dei Conti e Procura di Palermo. Così, giusto per tenere viva l’attenzione sul territorio.
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Ottimista non c'è che dire